Il black metal ha ormai da tempo superato ogni confine geografico e vi sono decine di gruppi, anche validi, provenienti dai paesi meno consueti. Sheltersiege infatti é una band turca, di Ankara per la precisione, che approda direttamente al debutto sulla lunga distanza con questo album omonimo grazie all’italiana Dark Babel Records. Si tratta di un lavoro ancora immaturo, che presenta i limiti e le ingenuità tipiche dei dischi d’esordio, pur lasciando intravedere qualche spunto interessante. Il riffing, secco e serrato, é riconducibile all’ultima ondata del black norvegese, con pochi slanci di originalità. I riferimenti più immediati sono i Vreid di “Pitch Black Brigade” ed in modo ancora più evidente i Satyricon post “Rebel Extravaganza”, con un’alternanza di passaggi più violenti e momenti cadenzati ed oscuri, nel tentativo di riproporre, purtroppo con meno classe, lo stile degli ultimi lavori della band norvegese. Anche il cantato del singer Ulaþ Southun, peraltro abbastanza monocorde, é accostabile al timbro inconfondibile di Satyr. I nostri cercano comunque di diversificare per quanto possibile la loro proposta lasciando spazio ad influenze thrash che si fanno a tratti più marcate, ovvero ad inserti vagamente folk ed orientaleggianti, come nella title track e in “Son”. Il pezzo meglio riuscito é senz’altro “Hate Of Dark Clouds”, brano in your face, solido e roccioso, dall’andamento trascinante. In conclusione, siamo di fronte ad un disco che si guadagna una piena sufficienza e che potrebbe rappresentare un discreto punto di partenza per i Sheltersiege. Se amate il black metal lineare, quasi elementare, decisamente easy listening, con venature moderne e caratterizzato da una produzione piuttosto pulita e potente, dategli pure un attento ascolto.
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