A due anni di distanza da “Semper Fidelis”, l’album che avrebbe dovuto segnare la fine della carriera artistica di Nargaroth, eccoci tra le mani la nuova creatura partorita da Kanwulf/Ash a smentire quanto affermato fino a poco tempo fa. Personalmente sono ben contenta della evidente confusione del caro Kanwulf, dal momento che, anche questa volta, ha dato prova della sua genialità componendo un’altra perla nera che risponde al nome di “Jahreszeiten”. Ed è proprio attraverso la trasposizione in musica delle quattro stagioni che il mastermind Kanwulf decide di esprimere i diversi stati emozionali legati all’amore. Proprio così, niente foreste innevate o riti satanici, ma del resto Nargaroth non è mai rimasto imprigionato nei clichès del genere, e quest’album è forse l’esempio più evidente di ciò. Ad aprire le danze è “Fruhling”, caratterizzata da un motivetto folk originario della Bessarabia, fresco e solare proprio come la stagione che rappresenta, la primavera. Senza dubbio l’atmosfera festosa e danzereccia dei primi minuti spiazza e sorprende l’ascoltatore, riuscendo anche a strappargli un sorriso destinato però a durare poco. Il tema folklorisco cede infatti presto il passo ad un guitar riffing ispirato e malinconico in perfetto stile Nargaroth. A parte i sensi colpa che attanaglieranno i black metallers più impostati per aver ascoltato una melodia così “allegra”, “Fruhling” risulta una delle canzoni meglio riuscite, sia per la sua semplicità, che per l’efficacia del main riff. Diversa è la costruzione dei pezzi successivi, i quali, oltre ad essere più corposi nel minutaggio, risultano anche estremamente “spezzettati”. Al tema portante, infatti, si alternano inframezzi a sé stanti, sempre di ottimo livello e capaci di tenere elevata l’attenzione dell’ascoltatore, ma che danno poca continuità ai brani. A differenza di quanto fatto in passato (ad esempio in album come “Geliebte Des Regens” in cui lo stesso riff si ripeteva anche per 15 minuti di fila), in questo caso è come se si ascoltassero due o tre canzoni all’interno dello stesso pezzo, caratteristica questa che rende impossibile il paragone con i precedenti lavori. L’unica eccezione può essere riconosciuta nella parte finale della lunghissima “Herbst”. Cupa e mesta come l’autunno che preannuncia l’arrivo imminente della stagione fredda, la song in questione si snoda attraverso arpeggi di chitarra e ululati in un crescendo musicale sempre più fitto che implode nel finale in una sofferta trama melodica palesemente vicina a quella di “Amarok III”, con tanto di cantato pulito annesso. Nostalgica e struggente come un bellissimo ricordo non troppo lontano, la song si conclude con il tetro rintocco delle campane in una notte gelida e deserta. A concludere questo viaggio emozionante è ovviamente “Winter”. Incalzante come il freddo, quest’ultimo pezzo trasuda amarezza e disperazione allo stato puro; la gioia di “Fruhling” viene completamente spazzata via da ritmi serratissimi e riff taglienti che fanno di questa, forse, l’unica canzone veramente “black” dell’intero album. D’altra parte, si sa, la specialità di Kanwulf è quella di sperimentare e manovrare il black metal a proprio piacimento in ogni nuova opera, lasciando sempre una chiara e inconfondibile impronta personale che rende unici i suoi lavori. Molto curata la registrazione che esalta ancor di più l’eccellente sezione ritmica, e rende pulito e potente il sound. Nota di merito anche alla confezione, disponibile in versione normale e in digipack limitato, in diversi colori e formato A5. I più curiosi potranno visionare la versione inglese del booklet sul sito ufficiale di Nargaroth, dove è possibile leggere la spiegazione dettagliata di ogni brano. In attesa della prossima mossa di Kanwulf, che si concretizzerà a breve, non resta che gustarci questi 66 minuti di german hateful and misanthropic metal!
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