Il quartetto proveniente dalla costa nord ovest americana sforna questa terza fatica sulla lunga distanza, dopo il recentissimo EP “Malevolent Grain” dalle coordinate stilistiche leggermente differenti ma che aveva comunque positivamente impressionato gli addetti ai lavori. La band, molto simile per attitudine e ideologia a gruppi quali Velvet Cacoon, traspone in musica la propria dedizione alla natura, con la quale vive a stretto contatto, realizzando un’opera peculiare e certamente d’impatto. Il black metal propostoci dal combo statunitense presenta reminescenze depressive non troppo canoniche, che con le loro sfumature malinconiche e nostalgiche danno vita ad uno stile di difficile definizione, grazie al quale i nostri riescono a distiguersi in qualche modo dal marasma oramai imperante nell’ambito di un genere tanto di moda come il black metal depressivo. I brani, tutti dal minutaggio molto corposo, si presentano piuttosto strutturati, alternando sfuriate black a momenti più lenti e riflessivi, sempre ben sostenuti da un ispirato e a tratti atipico guitar riffing, dalle vaghe influenze settantiane e psichedeliche, e da scream vocals disperate. Il feeling naturalistico viene ben riprodotto attraverso intermezzi ambient che disegnano paesaggi dalla bellezza incontaminata, apprezzabili in “Ex Cathedra”, uno dei pezzi migliori dell’album, o nella conclusiva e triste “Crystal Ammunition”. In definitiva, abbiamo tra le mani un lavoro che realizza un giusto compromesso, dal sound a metà tra lo sperimentale e il tradizionale, e che per questo potrà essere apprezzato da una più vasta schiera di blacksters.
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