Degli spagnoli Beheaded Lamb, dopo uno split con i finlandesi Azaghal datato 2001 e questo full lenght dell’anno successivo, pare si siano definitivamente perse le tracce. Il trio in questione, del quale fa parte anche una “dolce” fanciulla, tale Lilith Infernal Punisher, impegnata dietro le pelli, si discosta sensibilmente dal trend underground iberico, proponendo un black metal secco ed essenziale di chiara matrice nordica, con trame lineari e riffs di evidente estrazione thrash. I pezzi, pur essendo tutti di lunga durata, sono piuttosto elementari e si reggono su pochissime variazioni di tempi ed atmosfere, riuscendo tuttavia ad essere sufficientemente coinvolgenti e riportando alla mente le esecuzioni granitiche dei primissimi Celtic Frost. L’elemento più spiazzante è l’uso di una sorta di falsetto urlato per le vocals (qualcosa di simile si era però già sentito nell’epocale “Hail Black Metal Wolves Of Belial” dei Pest finnici) che rende le songs delle vere e proprie litanie disperate, le urla dell’anima contorta e blasfema di un malato di mente che sputa in faccia al mondo tutto il suo diabolico disprezzo. In definitiva un disco da non disprezzare, nell’attesa che questa band rinasca dalle proprie ceneri per farci finalmente ascoltare qualcosa di nuovo.
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