I Legion of Darkness giungono al loro terzo demo, che molti hanno già apprezzato definendolo, per la qualità espressa, un vero e proprio full-lenght. Non posso far altro che confermare quanto già è stato detto, il qui presente “Cantus” -dedicato al filosofo Julius Evola- ha davvero tutte le carte in regola per essere considerato un album completo a tutti gli effetti. L’arwork è minimale, il booklet è costituito infatti da sole due pagine. Soprattutto la produzione rende finalmente merito al lavoro dei Nostri che hanno registrato l’album ai Circle of Power Studios. Indubbiamente si percepisce una notevole maturità stilistica e compositiva rispetto ai lavori precedenti, nonostante il genere e le tematiche proposte siano rimaste fedeli a quelle degli albori. Si tratta infatti di Pagan Black Metal, che si mantiene pressochè costante durante i 50 minuti racchiusi in questo lavoro, la durata media di ogni song è infatti di circa 7-8 minuti. I nostri rappresentano una delle poche realtà siciliane emergenti in ambito BM, proponendo sin dal principio lavori meritevoli, purtroppo penalizzati dall’utilizzo di mezzi di registrazione non proprio all’altezza, e certo, da una parziale immaturità -se pur giustificata-, lasciata ormai alle spalle. “Cantus” ne è l’autentica dimostrazione. Nel lavoro in questione si intervallano con una naturalezza sconvolgente parti BM tirate, a parti epiche dall’incedere più lento, creando un prodotto omogeneo e spontaneo. Davvero azzeccata l’idea di inserire alcuni inserti di violino, tastiere e chitarre acustiche che creano magnificamente scenari di remote epoche pagane, a cui fa da sfondo una sezione ritmica, data ancora una volta dall’uso di una drum-machine -ottimamente programmata- che supporta perfettamente la musica. Buona la prestazione vocale del singer Lord Inferos, il cui cantato pulito ricorda, a volte, quello di Garm in “Bergtatt”, esaltando ancor di più la mistica atmosfera di cui è impregnato l’album. Ottimi i riff, ispirati e intensi capaci di creare trame melodiche particolarmente evocative, che però lasciano spazio anche a un guitar-riffing più deciso e glaciale. Oltre alle doti tecniche, va di certo apprezzata e segnalata la coerenza e la volontà di questa band di esporre attraverso la musica i propri ideali, in maniera seria e profonda, dote ricercata e rara in una attuale scena popolata dall’ignoranza e dalla superficialità.
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