Secondo demo, dopo il precedente “Artes Moriendi” del 2003, anch’esso autoprodotto, per questo six pieces bolognese che si conferma come una delle realtà più interessanti del fitto sottobosco underground nostrano. Tre pezzi lunghi, articolati e complessi, più un’outro atmosferica per ribadire la straordinaria vena creativa di una band che riporta in auge in modo personale e con un’ottima padronanza tecnica un genere, il black metal sinfonico, da molti anni negletto e abbandonato dopo i fasti artistici ed anche commerciali della seconda metà degli anni novanta. Le trame intricate delle chitarre sono corpose ma al tempo stesso sfuggenti e misteriose, creano vortici sonori nei quali lo spirito si obnubila fino a perdersi completamente, coadiuvate splendidamente dalle urla demoniache del singer Hingest, la cui voce si amalgama alla perfezione al tappeto musicale delle songs, quasi uno strumento tra gli strumenti, animando fantasmi di suggestioni che sembrano provenire direttamente dai più profondi abissi dell’inferno. Decisivo in questo senso è il ruolo giocato dalle tastiere dell’impeccabile Count Glimmen, sempre presenti ma mai eccessivamente invasive, le quali danno forma tangibile alle ombre degli incubi più spaventosi evocati dalla band. Ascoltando i De Profundis Calmavi non possono non tornare alla mente i gloriosi Emperor del capolavoro “In The Nightside Eclipse” (e, credetemi, il paragone non è affatto fuori luogo!) ma ancor di più bands teutoniche di grande spessore quali Secrets Of The Moon o Lunar Aurora, il cui pathos drammatico riecheggia vivo e pulsante nelle composizioni del combo emiliano. Un’eccellente prova!
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