Attivi da più di un decennio gli olandesi Countess -formati oggi dall’unico componente Orlok- continuano a regalarci perle che mai deludono le aspettative dei sostenitori più datati della band. L’inconfondibile stile dei Countess non è cambiato di una sola virgola nel corso degli anni, anche se è possibile notare sicuramente una migliore produzione rispetto agli esordi, che comunque non inficia il risultato finale, continuando come sempre ad esaltare il tipico sound grezzo della band. “Heilig Vuur” contiene nove pezzi più tre bonus track live, per una durata complessiva di circa 70 minuti. L’album segue un percorso tecnico e stilistico ben delineato e si mantiene su livelli costanti, nel complesso molto buoni. Ritengo sia abbastanza inutile descrivere nel dettaglio traccia per traccia dal momento che, come ho già detto, l’album è molto equilibrato e non presenta episodi di maggiore spicco rispetto ad altri. La grande qualità di questa band è a mio avviso la coerenza che continua a dimostrare proponendo una formula che è rimasta pressochè invariata, ma che proprio per questo risulta vincente, considerato che l’“evoluzione” che molte band storiche hanno deciso di intraprendere non sempre ha portato a risultati migliori. Tornando alla descrizione dell’album, una delle tracce più apprezzate dalla sottoscritta è sicuramente la title track “Heilig Vuur”, che racchiude nei suoi abbondanti cinque minuti tutti gli elementi che caratterizzano questo gioiello: gli acuti assoli di chitarra, le parti tastieristiche ad inframmezzare i brani, le partiture di batteria che alternano svariati ritmi sposandosi perfettamente con la musica, e, ovviamente, la voce -filtratissima- di Orlok che conferisce un novele tocco di grezzume. Altra traccia degna di nota è la quinta ” De Wilde Jacht “ pezzo particolare per il suo andamento alternato; la lentezza dei passaggi iniziali viene infatti costantemente spezzata da ritmi più veloci in cui vengono riproposte le solite note di tastiera, comunque sempre ben dosate -per mia fortuna-. A concudere l’album ben tre bonus track live: “ Bloed in de Sneeuw” del ‘94; “De Gift der Goden” risalente al ’96 e infine “Dokkum 754”del ‘97. A conti fatti un album che non stupisce per varietà e innovazione, ma che riesce a coinvolgere e a mantenere vivo lo spirito sporco e vecchio della band.
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