Fa davvero piacere ascoltare all’alba del ventunesimo secolo un gruppo italiano (veneto per la precisione) così genuinamente ed onestamente devoto alle sonorità thrash dei gloriosi ed indimenticati anni ottanta, che per molti addetti ai lavori costituiscono tuttora l’apice ineguagliabile di quella che fu considerata la forma più pura ed incontaminata di metal, il thrash appunto. I Warmonger non indulgono né in astruse sperimentazioni né in un inopportuno quanto incomprensibile, se non per ragioni meramente economiche, ingentilimento del sound (morbo che, purtroppo, ha colpito quasi tutte le bands più in vista dedite a questo genere negli ultimi anni; ed è inutile fare nomi), ma avanzano come un caterpillar inarrestabile e non si fermano dinanzi a nulla nella loro opera di totale distruzione sonora ed annichilimento dell’ascoltatore. Fedeli ai dettami più classici della vecchia scuola tedesca (ma sarà poi così vecchia?) formata dalla sacra triade Sodom, Kreator, Destruction ed al Verbo della Bay Area (il fantasma dei primissimi Metallica, quelli dei Garage Days, aleggia piacevolmente su tutte le note di questo formidabile dischetto) i nostri tirano dritto e non concedono un attimo di respiro con un riffing indiavolato e violentissimo, con assoli al fulmicotone e tempi di batteria schiacciasassi (“Satanic Nativity” sembra quasi una outtake di “Show No Mercy” degli Slayer, altro indiscutibile punto di riferimento compositivo della band nostrana), concedendosi soltanto raramente qualche apertura melodica di più ampio respiro, alla Testament, come nell’intro di “Nuclear Destruction”. Se proprio devo trovare una pietra di paragone per questi Warmonger allora il nome che per primo mi balza in mente è quello degli svedesi Bewitched, gruppo affine al combo nostrano per sporcizia e cattiveria del sound, oltre che a livello prettamente lirico-musicale. Questo thrash, che trasuda odio e sangue, disperazione e volontà di riscatto (non quello attuale patinato e da rivista!), suonato con le palle e la passione, signori, è stata la culla del black metal, attraverso l’evoluzione apportata al genere da bands quali Venom, Bathory e Celtic Frost. Da ascoltare per non dimenticare. Con un sentito ringraziamento alla thailandese Slava Productions per aver ristampato l’omonimo demo del 2002, con l’aggiunta di quattro tracce live che non fanno che confermare il potenziale devastante della musica dei nostri.
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