Hiems è il progetto solista di Algol, personaggio attivissimo nell’ambito del panorama black nostrano e già impegnato in svariate bands quali Frangar, The Tombers ed i più noti Forgotten Tomb. “Cold Void Journey” è una sorta di retrospettiva che ripercorre tutta la carriera del gruppo, nato con il nome di SN ed autore in passato di due demo, dal 1996 fino al 2005. Un viaggio freddo e vuoto: non c’è miglior definizione per descrivere l’ascolto di questo disco; una cavalcata disperata e senza meta tra il vento spietato e sferzante di una tormenta invernale (“Hiems” è un termine latino che significa, appunto, inverno), in caduta libera nel maelstrom delle emozioni più morbose e malsane che l’animo umano sia in grado di partorire. I riffs sono taglienti come lame di rasoio e mettono in evidenza le buone capacità in sede compositiva di Algol, eccellentemente supportato alla batteria da Gionata Potenti (Handful Of Hate, Frostmoon Eclipse, Macabre Omen), uno dei drummer più ricercati e preparati attualmente in circolazione sulla scena europea, autore di una prova maiuscola dietro le pelli e capace di creare un vero vortice sonoro che contribuisce non poco a dare corpo a quell’atmosfera fredda e distaccata che costituisce sicuramente il punto di forza di questa release. Il songwriting mi è sembrato accostabile in alcuni frangenti agli Immortal dei bei tempi andati, con un feeling assolutamente gelido e perverso che trasuda da ogni singola nota, in altri passaggi ai Dark Funeral più secchi ed essenziali di “Vobiscum Satanas”. La voce costantemente filtrata non è altro che il lamento disumano di un demone di ghiaccio, imprigionato senza via di scampo negli abissi profondi della propria miserabile ed assurda esistenza. La produzione è praticamente perfetta, pulita ma non cristallina, riesce ad enfatizzare al meglio le sensazioni di cupa e amara disillusione che l’album suscita in grande quantità traccia dopo traccia. Ospiti d’eccezione Il Colonello, singer dei citati Frangar e The Tombers, alle voci in “The Reaper”, e Herr Morbid, che si esibisce in una convincente interpretazione in “I Chose The Path Of Inhumanity” song che, con il suo andamento lacerante e depressivo e le sue oscure melodie, non può non ricordare da vicino le ultime cose dei Forgotten Tomb. A conti fatti un album decisamente sopra la media, con dei picchi di valore assoluto, suonato con una personalità da far invidia a molti nomi più blasonati del panorama estremo.
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