Un antico elmo corinzio per metà sepolto nella neve, la grandiosa magnificenza del mare ellenico arrossato dal tramonto, l’oscura e misteriosa ombra che si addensa sulla foresta immersa nella nebbia: queste immagini così malinconicamente evocative campeggiano all’interno del booklet di questo debut sulla lunga distanza dei greci Macabre Omen, riproducendo visivamente in modo praticamente perfetto le sensazioni di nostalgica e struggente tristezza trasmesse dalla musica dei nostri. Il progetto in questione è in realtà una one man band, ma il mastermind Alexandros si avvale per l’occasione della collaborazione dei nostrani Gionata e Claudio dei Frostmoon Eclipse, rispettivamente alla batteria e alla chitarra acustica, ed in particolare è da elogiare ancora una volta la prova dietro le pelli di Gionata che si dimostra un drummer estremamente versatile e completo. Le songs sono dei lunghi e mesti inni alla perduta grandezza dell’Antica Grecia che, proprio come l’elmo sopra descritto, pare riposare assopita sotto la neve, ma ancora viva e pulsante dell’immortale glorioso splendore, non mortificato ma anzi aumentato dallo scorrere inesorabile dei secoli. La musica è l’elemento fondamentale di questa release, infatti i testi sono ridotti all’osso, assai scarni e criptici, sostenuti da un cantato disperato e lacerante che non può non riportare alla mente le ultime prove di Count Grishnack, costituiscono una sorta di contorno lirico alla superba esaltazione della Tradizione magistralmente orchestrata dagli strumenti. I riff si susseguono con andamento circolare ed ipnotico, pregni di un’aura epica emotivamente densa e carica di pathos, interrotti da stacchi acustici soffusi ma penetranti. Ogni pezzo è una sontuosa rievocazione dell’eterna fiamma del passato che trascolora nel sentito omaggio agli Antichi Padri, alle gesta eroiche di coloro che fondarono la cultura dell’Europa Occidentale, forgiata nel sangue e nell’acciaio, solidamente basata sull’onore e sulla guerra, fiera di sé stessa e della propria superiorità. Una cultura oggi corrotta ed inquinata alle radici, indebolita dalla tolleranza e dimentica dei valori sui quali era costruita. Le dolenti note dei Macabre Omen ci ricordano che i Vecchi Dei non sono morti, ma in pochi sono rimasti ancora in grado di ascoltare il loro sommesso richiamo. Una grande opera prima, da avere e custodire gelosamente. Un’ultima nota: l’album è stato registrato ai Big Wave Studios di Livorno.
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