Secondo capitolo per i Darkestrah, che dopo il precedente “Sary Oy” sfornano un’altra perla che di certo non passerà inosservata. La band, proveniente dal lontano Kyrgyzstan, ci delizia con quest’album carico di atmosfere arcaiche e surreali, proseguendo fedelmente verso un sentiero già battuto. “Embrace of Memory” racchiude nei suoi 50 minuti passaggi fulminei di classica matrice black, ed episodi che sfociano a tratti in una magica epicità che perfettamente si sposa con le tematiche dell’album, fondendo così diversi stilemi musicali che danno vita ad un sound abbastanza personale e singolare nel suo genere. La band riesce così a combinare elementi differenti tra loro pur rimanendo confinati entro un unico contesto musicale, senza mai eccedere o cambiare bruscamente direzione. L’utilizzo dei synth, ben percepibile ma mai eccessivo, coadiuvato da un guitar riffing glaciale quanto struggente, crea uno scenario onirico che, traccia dopo traccia, completa il suo disegno finendo per mostrarci un remoto paesaggio perduto nei meandri di un paganesimo oramai sopito. La possente sezione ritmica crea un sound corposo e massiccio, che contribuisce ampiamente alla creazione di quelle atmosfere che odorano di gloria e antiche reminescenze. Unica pecca a mio avviso sono le vocals a tratti sovrastate dalla musica e quindi deboli e poco d’impatto. I Darkestrah risultano per me una piacevolissima sorpresa, nell’ambito di un genere che poco o nulla ha più da dire, riuscendo nell’intento davvero arduo di entusiasmare, entro i limiti che il genere in questione impone, coinvolgendo completamente l’ascoltatore e catapultandolo in una dimensione irreale e suggestiva. Non mi resta che consigliare questo piccolo gioiello agli estimatori del black metal meno puro e classico ma che riesce comunque a regalare emozioni forti e memorabili.
