Seconda fatica per Nargaroth, autore fino a questo punto della sua carriera, di due preziose gemme nere dotate di una carica emotiva non indifferente. “Amarok”, sulla scia del precedente “Herbstleyd”, presenta sonorità maggiormente opprimenti e claustrofobiche, battendo un sentiero che sconfina nei territori dell’ambient più oscuro e misterioso. Conferma di quanto appena detto è la traccia conclusiva “As the Stars took me with ‘em”, mentre il compito di aprire l’album è affidato ad “Herbstleyd”, una versione pressoché identica a quella già presente nell’omonimo album di debutto. In linea generale “Amarok” è caratterizzato da episodi più tipicamente black, che conservano fedelmente l’impronta di uno stile inconfondibile, e da altri più riflessivi e avvolgenti a tratti davvero insostenibili. In questo senso va assolutamente citata la quarta “Into The Void”, una delle composizioni più “forti” e devastanti che Kanwulf abbia mai concepito, costruita su una sezione ritmica monolitica e lentissima, e da un guitar riffing penetrante e disperato, in un’atmosfera soffocante che scaccia in maniera lenta e sofferta ogni pensiero ordinario per farci piombare in uno stato di assoluto sconforto e disagio. A seguire, la traccia più lunga dell’album, “Amarok-Zorn des Lammes Part II”, che per ben 22 minuti tormenta la mente dell’ascoltatore, con il suo incedere lento, e i suoi riff circolari che si ripetono all’infinito, esaltando tutta l’amarezza e la malinconia che spettralmente aleggiano nel corso di questi sessanta minuti di angoscia. Da segnalare anche la cover di “Black Spell of Destruction” del Conte Varg, canzone la cui bellezza non è stata minimamente intaccata dall’interpretazione di Kanwulf, il cui screaming è come sempre dotato di una grande capacità espressiva. In conclusione, questo, è un gioiello di rara fattura che ogni fedele fan di Nargaroth dovrebbe gelosamente custodire.
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