NEVRAST – DARKNESS – HANDFUL OF HATE
26/03/2016 – COMUNITA’ GIOVANILE BUSTO ARSIZIO (VA).
Ottima serata all’insegna dell’underground quella offertaci dalla Comunità Giovanile di Busto Arsizio, associazione davvero attivissima nell’organizzare eventi dal vivo (metal e non solo), che rappresentano altrettante opportunità di esibirsi per gruppi emergenti – ma anche più affermati – in un panorama, come quello italiano, nel quale ultimamente, per svariati motivi (soprattutto economici), è sempre più difficile la realizzazione di questo tipo di concerti. Il locale ha la giusta capienza e la giusta atmosfera e l’affluenza di pubblico è discreta, per un live di questo genere.
NEVRAST
L’onore di aprire le danze spetta ai Nevrast, giovane trio proveniente da Pavia, con all’attivo un ep autoprodotto (“Atra Mors Unctoris” del 2015). I nostri, incappucciati e nerovestiti, salgono su un palco debolmente illuminato dalla luce di alcune candele, pronti a celebrare la loro lugubre liturgia, all’insegna di un black metal ortodosso ma contaminato da qualche elemento death e concettualmente vicino a tematiche di stampo “religious”, sulla scia di Watain e ultimi Marduk. Buona la prestazione complessiva, grazie anche ad un impatto scenico indubbiamente intrigante.
DARKNESS
È quindi la volta dei Darkness, ensemble piemontese dedito ad un lurido e grezzo old school thrash/black metal, vicino a Bathory e Celtic Frost. Il gruppo – del quale fanno parte alcune vecchie conoscenze della scena italiana – ha di recente deciso di porre fine alla propria attività e questo concerto è il loro primo ed ultimo live. Come ci si poteva aspettare, l’esibizione è molto ruvida ed animata da un’attitudine punk che certamente non guasta. I pezzi scorrono veloci e ficcanti: “Anti Human Life”, “I Grind You”, “Let The Napalm Rain” sono dei ben assestati pugni nello stomaco. In conclusione una cover del classico dei Motörhead “Orgasmatron”, quasi improvvisata ma comunque ben accolta dai presenti, che dimostrano di apprezzare questo sentito omaggio alla memoria di Lemmy Kilmister.
HANDFUL OF HATE
Chiudono il trittico i toscani Handful Of Hate, per i quali spendo volentieri alcune parole di elogio. Sulla scena da oltre vent’anni e con sei album alle spalle; da sempre fieri portabandiera di un black metal sanguinario e sparato a velocità folli, di chiara scuola svedese, anche questa sera i nostri badano al sodo ed offrono una prova convincente. Senza fare prigionieri la band vomita in faccia agli ascoltatori tutto il suo odio e supplisce alla ripetitività delle soluzioni sonore adottate (direi quasi inevitabile, visto il sottogenere prescelto) con un impatto davvero feroce e devastante, grazie anche e soprattutto ad una sezione ritmica letale e chirurgica, ben supportata da suoni abbastanza distinguibili. Il gruppo pesca da tutta la sua discografia e, tra le altre, “I Hate”, “You Will Bleed”, “Livid” e “To Perdition” si susseguono come altrettanti assalti frontali: il pubblico, travolto da cotanta violenza, sembra davvero gradire.
In conclusione: un live piacevole, autenticamente underground, caratterizzato dalla buona esibizione di tutti i gruppi coinvolti.