“Vittra”, uno degli album più belli della storia del Black Metal -nonchè uno dei primissimi del genere ascoltati dalla sottoscritta-, unico vero capolavoro della band svedese, che dopo l’album in questione ha sfornato una serie di dischi molto più canonici orientati completamente verso il classico mood svedese, e che non hanno assolutamente nulla a che spartire con questo gioiello. Rispolverare un album del genere suscita in me emozioni e sensazioni davvero forti, e mentre lo ascolto resto come ipnotizzata e rapita dalle atmosfere sognanti e magnifiche che trapelano violentemente da ogni nota da esso sprigionata. “Vittra” è un album unico nel suo genere, mi riesce difficile trovare un termine di paragone e questa è proprio una delle sue peculiarità, così come è difficile trovare una definizione che lo collochi con precisione all’interno dei sottogeneri del Black Metal. L’album è caratterizzato da trame e complicati intrecci melodici dalla bellezza non indifferente, che fanno continuamente da sfondo ad episodi veloci e martellanti, arricchiti notevolmente da uno screaming acuto e di forte impatto (come non restare colpiti dalle urla dell’ex vocalist Jens Rydén in “The Eclipse Of Infernal Storms”..?). Melodia e furia rappresentano un combo assolutamente perfetto, due elementi apparentemente lontani tra di loro, si fondono in quest’album con una naturalezza sconvolgente, dando vita ad un sound imponente dalla profonda carica emotiva. Questi 46 minuti non presentano un solo momento di cedimento, ogni pezzo nella sua unicità riesce a coinvolgere totalmente. Bellissimi i testi, pura e incontaminata poesia, gelida ma avvolgente, echeggia rabbiosa in un’atmosfera surreale. Con la nona traccia termina questo meraviglioso viaggio, facendoci precipitare bruscamente nella realtà da cui ci eravamo isolati. Riascoltare quest’album è stato come fare un tuffo in un passato che oggi è solo un pallido ricordo, ma che resterà custodito per sempre, intatto, nelle note di “Vittra”, un passato che oggi è leggenda e che si scontra e confonde, purtroppo e inevitabilmente, con un presente basso e artefatto.
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