Esce per la Ars Mysteriorum la ristampa di quello che nel 1995 uscì come 7’’. La versione qui presente contiene rispetto all’originale una traccia in più, ovvero la prima “End of Life”, uscita nel lontano 1993 in versione demo. Stiamo parlando dunque di un lavoro prodotto in un periodo in cui il Black Metal era un vero e proprio culto, quando tutto proveniva dalle menti pure e incontaminate di band che hanno scritto la storia di un genere e di un movimento che si è distrutto nel corso degli anni e che oggi è rappresentato da pochissime realtà. Lo spirito malato e “fresco” con cui suonano gli Strid traspare chiaramente in questa prima e, purtroppo, ultima release che contiene solo tre pezzi dal fascino non indifferente. L’album si apre con la prima “End of Life” che ha causato in me qualcosa che non saprei ben definire ma che si avvicina molto a un trauma. L’andamento lento e i riff così intensi si perdono in un’atmosfera triste e angosciante che mi ricorda inevitabilmente lo stile di Nargaroth… ma esattamente a 4 minuti e 46 secondi le mie orecchie sentono qualcosa che non avrebbero mai voluto sentire: quello che per me era un semplice accostamento diventa un plagio a tutti gli effetti. Ebbene sì, Kanwulf ha praticamente preso lo stesso riff, che qui appare solo un po’ più rallentato, e lo ha utilizzato in “Black Metal Ist Krieg” dell’omonimo album; e cosa peggiore, la terribile conferma arriva dal booklet di “Prosatanica Shooting Angels” in cui, tra i ringraziamenti, indovinate un po’ quale nome compare tra i tanti? Quello degli Strid naturalmente..Ma chiudiamo questa parentesi dolorosa (…). Le seguenti due tracce sono orientate verso uno stile leggermente differente; il sound si fa infatti più atmosferico, freddo e pallido, sostenuto da una produzione che ne esalta la glacialità. In effetti la differenza tra la prima traccia e le ultime due, composte in periodo successivo, è abbastanza evidente; queste ultime sembrano essere in realtà un unico pezzo, la conclusiva “Nattevandring” è infatti una sorta di continuazione della precedente “Det Hviskes Blant Sorte Vinder”. In conclusione, questo, è un vero gioellino, uno dei primissimi lavori che ha aperto la strada al Depressive Black Metal; album ignorato dai più che vale assolutamente la pena di ascoltare.
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