Benché non siano probabilmente molto noti ed abbiano una discografia tutt’altro che sterminata, i Paganland, attivi dal 1997 e rifondati nel 2010 dopo lo split del 2007, sono una delle band più longeve del panorama pagan/black metal ucraino, da sempre legati ad un concept storico-naturalistico e patriottico, che il gruppo tiene a precisare essere svincolato da qualsiasi riferimento di carattere politico. “From Carpathian Land” è la loro terza fatica sulla lunga distanza e ci presenta sonorità piuttosto classiche, con abbondante ed efficace utilizzo di tastiere, appannaggio del leader Ruen, che vanno a creare atmosfere di volta in volta epiche, tragiche o meditative. Su questo tessuto sonoro, che si giova di ampi squarci melodici, si innestano sfuriate black metal mai eccessivamente violente, sempre ben costruite e con un piglio epic/heavy che le rende immediatamente fruibili ed assimilabili: su queste semplici basi vengono edificati gli episodi migliori del lotto, ovvero la title track e “Black Mountain”, riproposizione di un vecchio brano già apparso sul debut “Wind Of Freedom” del 2013. Qua a là fanno la loro comparsa anche brevi spunti folk oriented, interpretati quasi interamente mediante interludi acustici, che stemperano momentaneamente la tensione drammatica del platter e concedono all’ascoltatore una piacevole variazione sul tema. Non vi è molto altro da aggiungere perché la proposta dei Paganland si inserisce perfettamente nel solco di una ben consolidata tradizione che ha proprio nei gruppi provenienti dall’Europa dell’Est i suoi maggiori esponenti: così, se vi piacciono Nokturnal Mortum, Ashen Ligth, Temnozor e Kataxu, troverete senz’altro in quest’album di che soddisfare i vostri appettiti.
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