Nuova uscita targata Einheit Produktionen e nuovo mezzo passo falso per questa giovane label tedesca, che, dopo i mediocri lavori di Nomans Land e Ulvehdin, torna sul mercato con la seconda fatica sulla lunga distanza dei connazionali Black Messiah. La band, nella quale ha in passato militato anche l’ex- Sodom e Kreator Frank “Blackfire” Gosdzik, ha debuttato nel 1998 con il modesto “Sceptre Of Black Knowledge”, album che non a torto passò quasi completamente sotto silenzio, e propone un pagan black metal dalle venature viking piuttosto scontato e poco coinvolgente. I passaggi più violenti, nei quali si intuisce qualche vaga influenza thrash, sono decisamente banali e denotano scarsa ispirazione, lontani anni luce dalla potenza e dall’espressività di gruppi quali Enslaved o Iuvenes. Le parti più epicheggianti sono lievemente più efficaci, contaminate da qualche momento folk discretamente sorretto dal violino e dal mandolino, ma nulla di più. A parte questi momenti, per la verità assai sporadici, il resto affoga in un mare di noiosa ripetitività, tra riff cadenzati davvero scarsi e vocals incapaci di trasmettere quel pathos drammatico e quel feeling tragico che potrebbero trasformare una release mediocre in un grande album. Se siete amanti delle sonorità epiche e di quel sottogenere così affascinante ed emozionante che risponde al nome di viking, rivolgete tranquillamente altrove le vostre attenzioni. Io vi ho avvisato…
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