“Satanic Black Dovotion”, e qui il nome è tutto un programma, è il primo full per la creatura di Shatraug, già militante negli Horna, e arriva dopo due demo e uno split. Il progetto in questione, al quale prendono parte anche membri dei Behexen, vuole essere una definitiva e cristallina rappresentazione del Black Metal vecchio stile considerato che in tutto il lavoro, sia a livello sonoro che attitudinale, non c’è la minima presenza di un’evoluzione stilistica rispetto ai canoni base del genere. Artwork in bianco e nero e devozione satanica, a livello sonoro la proposta si attesta attorno a quel Black minimale, freddo e dall’incedere epico che tanto ha caratterizzato il sound dei primi Darkthrone. La produzione è scarna ma comunque riesce ad esprimere molte sfumature, assimilabili solo dopo alcuni ascolti. Il semplice riffing risulta efficace e a tratti geniale, dipingendo melodie dissacranti, supportato da un drumming martellante e monotono che alterna il ritmo fra parti abbastanza tirate e parti più rallentate. Il punto di forza dell’album sta proprio nelle atmosfere evocative e magiche che riesce a creare il compositore, Shatraug. Il vocalist dei Behexen, Hoath Torog, qui sforna una prestazione ottima, molto espressiva e sicuramente diversa da un cantato canonico, comunque, il sofferto screaming, riesce a fondersi agilmente con il restante scorrere delle note. Dopo il preludio, atto a preparare l’ascoltatore all’atmosfera sulfurea dell’album, parte la title track. “Satanic Black Devotion” mette in mostra da subito un songwriting ispirato e fresco, nulla di nuovo sia chiaro, ma la qualità insita nelle ipnotiche e infernali songs è da elogiare. Le restanti tracks si snodano sulla falsa riga dell’input iniziale, risultando piacevoli all’ascolto, sono capaci ci regalare soluzioni stilistiche mai scontate. Sembra proprio che i Nostri si siano fermati alla mentalità di dieci anni fa, non c’è il minimo tentativo di osare ma soltanto la solida certezza di proporre in maniera pregevole un manifesto del Black. Riffing minimale quindi, andamento carico di tensione, interpretazione sofferta e personale… sono tutte caratteristiche che oggi, sempre maggiormente, vengono a mancare. In più, come detto, ci sono delle soluzioni molto azzeccate come lo stacco presente in “Glorification” o la struttura trascinante di “Sargeist” o ancora il ritornello quadrato e classico presente in “Black Fucking Murder”. Se cercate un’autentica perla nera che ribadisca la grandezza artistica raggiunta negli anni da questo genere, se non pretendete (o non tollerate) innovazioni di sorta verso lidi estranei al metallo nero e, soprattutto, se cercate un’uscita sincera e di altissima qualità, allora questo disco fa al caso vostro e vi assicuro che per lungo tempo girerà nel vostro lettore. Personalmente lo ritengo un disco nettamente sopra la media, che sfiora la perfezione.
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