Successiva solo ad un vecchio demo, questa uscita dei nostrani Spite Extreme Wing non fa altro che raccogliere il meglio del materiale prodotto dal gruppo nell’arco di tempo che va dal 1999 al 2002. Fanno parte degli SEW, oltre al leader Argento (chitarra e voce, Antropofagus), Azoth (basso e tastiere, ex-Esmegor) e Fog (batteria, ex-Sacradis). Le canzoni sono state prodotte in 4 diverse sessioni (1999, 2000, 2001, 2002), nonostante questo mantengono un suono sufficientemente omogeneo, tagliente, dal sinistro fascino dato dalla sensazione di approssimativo. In particolare, quelle risalenti alla produzione del ’99 hanno il tipico suono del raw Black Metal, minimale e sporco. Oltre al cantato in italiano che fa registrare una discreta prestazione, migliorata nel successivo “Non Dvcor, Dvco”, sono presenti songs in cui viene usata la lingua inglese ed altre con linguaggio fonetico (suoni dall’impatto musicale ma privi di significato). Questo disco vuole rappresentare il viaggio spirituale intrapreso da Argento, vuole essere il testamento di un frammento di vita. Per quanto riguarda l’aspetto musicale, ci viene proposto un Black Metal old-school, debitore alla scena norvegese (Darkthrone su tutti) per il riffing ma anche a quella svedese per l’impatto distruttivo di alcune tracce. Tutte le canzoni sono ben strutturate anche se poco personali, di certo non viene cercata l’innovazione a tutti i costi, piuttosto viene utilizzato un Black Metal da manuale per esporre concetti che vanno oltre la musica. Citerei l’ottima “Acqua Di Fonte Di Gloria” che, non a caso, è messa a capo del nostro viaggio interiore, subito dopo una intro che vuole essere “L’Inizio” assoluto. Le canzoni sono strutturate e costruite sempre su un singolo riff portante per poi svilupparsi su di esso, il drumming è micidiale. Dalla copertina ispirata dal cinema italiano, Magnificat è il nome di un film di Pupi Avati, e seguendo tutto il concept dell’album, si vuole cercare di tornare alle nostre radici. Esaltazione della Tradizione europea ottenuta tramite la violenza generata dalla decadenza moderna, da questo nasce il Black Metal e da questo viene portato avanti. “Magnificat” è una raccolta indispensabile per comprendere il percorso della scena Black Metal italiana. Un’ottima strutturazione della track list, il libretto ben curato ed esplicativo e la buona musica rendono l’uscita molto particolare. Sono tanti cocci che vengono incollati con grande maestria, rappresentano l’inizio di un discorso che continuerà con il successivo NDD, album che apprezzo eccessivamente. Già con questo “Magnificat” sono presenti influenze concettuali dovute al pensiero di Gabriele D’Annunzio e Julius Evola. Il mio giudizio non può che essere positivo, però questo album non piacerà a tutti… ne sono consapevole. Non voglio soffermarmi nel descrivere l’emozione che genera ogni singola traccia e le sue peculiarità perché quest’ora di musica incandescente va presa come un tutt’uno, fare altrimenti non avrebbe senso. – E per concludere: prego il Sole mio padre, ” dal fondo della grotta dei morti alla cima della cappella dei re, di tradurre questo mio Magnificat in lettere di furia e di fuoco” affinché ci venga ridato ciò che abbiamo amato come noi stessi, perché nelle vene ci è scorso, nel cuore ci è arso e le menti ci ha inebriato. –
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