“Phantom” è il secondo album dei Khold, band proveniente da Oslo che deriva il proprio sound direttamente dai Darkthrone, con qualche influenza puntata verso il futuro ripescata dai Satyricon di metà carriera. E’ proprio Satyr a notare le potenzialità della band norvegese e a metterla sotto contratto fra le fila della sua Moonfog, portando i Khold a fare da spalla proprio ai Satyricon durante il tour dell’anno successivo all’uscita di questo “Phantom”. La produzione è molto profonda e accattivante; le composizioni, nonostante spesso siano costituite da mid-tempos, non disdegnano qualche accelerazione in tipico stile norvegese. Nonostante il suono derivativo, come detto sopra, la band riesce, soprattutto in questo secondo disco, a mostrare una buona dose di personalità. Ottimo l’alone oscuro e perverso che i Nostri riescono a creare con pochi semplici riff, davvero efficaci il più delle volte. “Dødens Grøde” apre in grande stile, mettendo subito in evidenza il groove che possiede la musica dei Khold. E’ un andamento ciclico e ripetitivo che sfiora l’ossessivo, nonostante i brani durino in media 4 minuti, che viene portato avanti per tutto l’album. Degne di nota sono anche “Skjebnevette” e la title track, la prima per un main riff particolarmente azzeccato e la seconda per la sua lentezza striscinate. Tra parti decisamente convincenti e altre un pò meno, il disco scorre e si stampa subito nella mente dell’ascoltatore. La nuova ondata di Black dal Nord Europa passa decisamente per questi Khold, un gruppo che si divide fra uno spirito primitivo, legato alle origini del genere e una lieve inclinazione verso soluzioni di suono e di stile azzardate. Resta il fatto che questo “Phantom” sia un album dal quale non si può prescindere, anche per godere delle sue atmosfere claustrofobiche.
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