Dopo l’eccellente “Atavismus Des Glaubens”, la one man band capitanata da Widar sforna il suo terzo lavoro sulla lunga distanza. Le composizioni firmate Bilskirnir sono sempre state un’assoluta garanzia per la sottoscritta, e questo nuovo capitolo della band non delude ancora una volta le mie aspettative. “Wotansvolk” è un album che si rivela sorprendente, per certi versi, riuscendo non soltanto a soddisfare le attese ma anche a superarle di gran lunga. Ad aprire l’opera, la title track, interamente strumentale, che si rivela essere un concentrato di epicità allo stato puro cui segue “Weltenbrand”, song altrettanto maestosa ed imponente sulla scia di gruppi quali Falkenbach e Nachtfalke. Il feeling solenne che caratterizza gli episodi sopracitati non svanisce durante il corso dell’album, anche se lascia ampio spazio a soluzioni compositive nuove e atipiche per la band in questione (“svolta” intuibile a cominciare dall’artwork…), le quali creano un amalgama sonoro ricco di influenze diverse ma perfettamente equilibrate. Questi quaranta minuti di musica sono pregni di atmosfere nostalgiche e meste, ma, finalmente, la creatura Bilskirnir è riuscita a svincolarsi dall’eredità di Burzum, anche se non del tutto, sperimentando strategie musicali che fanno di questa gemma nera un raro esempio di morbosa bellezza. I pezzi più sostenuti, come ad esempio “Niedergang” o “Wolfswut” conservano il sapore pagan di cui ci era stata fatta anticipazione in “Wotansvolk”, non disdegnando vaghi richiami addirittura al rac. Ma la vera colonna portante di quest’album è l’elemento melodico, mai così “musicale” come in questo caso. In tal senso, assistiamo ad un cambio stilistico non indifferente, come dimostrano chiaramente “Reconquering Atlantean Supremacy” o “Nacht und Nebel” che, tra l’altro, sono i brani dal minutaggio più corposo. Questi ultimi si snodano attraverso melodie malinconiche e struggenti, che suscitano sensazioni assolutamente sconfortanti e di bassa rassegnazione, tra scenari colmi di angosciante solitudine capaci di provocare intense emozioni difficilmente descrivibili attraverso le parole. Avvolgenti e intime le trame chitarristiche, mi hanno parecchio ricordato le sonorità nostalgiche e le atmosfere di “Love’s Burial Ground” dei nostrani Forgotten Tomb. A completare l’ottimo lavoro, ovviamente, le vocals, strazianti ed espressive come sempre. In conclusione “Wotansvolk” è un disco che si attesta su ottimi livelli, dotato sicuramente di maggiore personalità rispetto agli album precedenti e di una notevole carica emotiva che ammalierà di certo gli animi più sensibili e desolati.
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