La scena olandese sforna sempre più spesso nuove e inaspettate realtà che arricchiscono il panorama black e non solo. Il gruppo in questione, dopo un live album, esordisce con questo “Dark Medieval Folklore” per poi sciogliersi definitivamente. Ed è un vero peccato vista l’originalità della proposta musicale, che nulla ha a che spartire con il black metal. Questa buona mezzora infatti ci propone sonorità folkeggianti, a partire dalle classiche clean vocals in perfetto stile epico. Sonorità che tuttavia riescono bene nell’intento di svincolarsi dai clichè del genere introducendo elementi di chiara matrice thrash. Il che potrebbe suonare strano o difficile da immaginarsi, e invece questo inconsueto connubio sembra proprio essere la formula vincente. I riff infatti sono tipicamente thrasheggianti in buona parte dei pezzi, ma non mancano partiture di chitarra, soprattutto in fase solista, che ricalcano le orme del folk più grezzo, e che in certi frangenti mi hanno ricordato svariati passaggi dei tedeschi Desaster. I Grimm potrebbero anche definirsi una sorta di versione alternativa e denaturata dei famigerati Finntroll, per ciò che riguarda le ritmiche festose che sanno di ballate popolari, come il genere impone, così come le tematiche trattate dove trolls, miti ed eroi la fanno da padroni. Lo stile è sicuramente molto personale e a tratti pazzoide, come nella terza “Kwelduvel” dove alle clean vocals si alternano urla innaturali; d’altra parte nella band militavano membri dei connazionali Urfaust, che alle stranezze sono ben abituati. Tra le altre cose anche le foto incluse nel booklet ci fanno intuire lo spirito e l’attitudine dei nostri. Un pezzo che colpisce particolarmente per la sua diversità è la settima “Morgenlandsch”, che sfoggia un guitar riffing malinconico e nostalgico e un cantato solenne che accompagna mestamente un tappeto sonoro dall’andamento lento e costante e dall’atmosfera infelice. In definitiva un album che si ascolta piacevolmente, dallo stile particolare e abbastanza originale, che purtroppo non vedrà mai un seguito.
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