A tre anni di distanza dal debut “Login: SataN” tornano a colpire i francesi Blacklodge con un album freddo, cattivo e acido che estremizza ulteriormente il discorso musicale e concettuale intrapreso con il disco d’esordio portandolo a livelli di follia semplicemente eccelsi. La band di Saint Vincent si muove con grande disinvoltura nell’oscuro territorio di confine tra black metal e industrial, macellando e destrutturando la forma canzone in un vortice di schegge allucinate e impazzite per realizzare il sublime e definitivo incesto blasfemo tra carne e macchina. I tredici episodi di questo percorso satanico, la cui durata complessiva è precisamente di sessantasei minuti e sei secondi, si dipanano tra suoni metallici e ripetitivi, riff pastosi e pesanti e un cantato diabolico e filtrato all’inverosimile. Le sonorità proposte dai Blacklodge richiamano in qualche modo le sperimentazioni dei primi Mysticum o quelle dei nostrani Aborym, almeno a livello di feeling, mentre per l’immaginario evocato la band mi ha molto ricordato i connazionali Arkhon Infaustus. Le liriche sono contorte e malate e insieme al martellare incessante e “automatico” della musica conducono inesorabilmente l’ascoltatore verso un abisso nerissimo, contaminato dagli odori malsani di sostanze psicoattive in decomposizione. “Solarkult” è un album letale, che scava in profondità nelle perversioni dell’animo umano, colpisce con precisione chirurgica e penetra nello spirito con la pericolosità mortale di una miriade di aghi infetti e nocivi. Droghe, Satana, macchine: questo è l’universo paranoico e schizofrenico dei Blacklodge. Signs means totem Satan!!!
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