Dopo una serie di demo esce il primo e ultimo lavoro sulla lunga distanza per questa ormai defunta band olandese. Paese, l’Olanda, sempre più colmo di validissime realtà nell’ambito underground, accomunate da quel mood marcio e pazzoide che si avvale di mille sfumature diverse sempre riproposte in chiave quanto più personale possibile. L’album in questione è una piccola perla nera inneggiante al Caos, portatore di morte e distruzione, che imperversa sovrano regnando in un’atmosfera claustrofobica capace di imprigionare ogni misera forma di vita umana. Un sound impastato e confuso, praticamente perfetto per questo genere di proposta, alimenta la sensazione disturbante che mai abbandona le song, nella struttura molto simili tra di loro ma nel complesso a sé stanti per ciò che riguarda l’aspetto prettamente tecnico che si rifà ad uno stile piuttosto personale e fuori da ogni classico schema, senza perciò concedere spazio ad elementi di paragone. Un alone vagamente depressive è rintracciabile in alcuni episodi, come nella settima “Age Of Razors And Sadness”, anche se, in linea generale, la componente depressive è a mio avviso onnipresente più che altro a livello di feeling e songwriting che non di soluzioni strumentali. In conclusione un lavoro sicuramente degno di nota, che non concederà seguiti, e che si fa portavoce dello spirito malato ed essenziale del true black metal come in pochi riescono a fare.
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