Esordio assoluto sulla lunga distanza per queste due band norvegesi che partoriscono un prodotto di discutibile validità. Entrambi i gruppi coinvolti in questo progetto si cimentano in un genere musicale a tratti davvero amorfo e che non si avvicina nemmeno lontanamente né al black metal della tradizione norvegese, come facilmente ci si potrebbe aspettare, né più in generale ad ogni sorta di sottogenere di simile matrice. Ad aprire l’opera sono gli Ulvhedner, che ci ripropongono in questo split l’unico demo finora pubblicato “Ferdasyn”. Fautori di una prova sicuramente più convincente rispetto ai Galdrer, i primi danno vita ad un lavoro dalle forti tinte melodiche sulla scia di uno stile “epico” che risente di qualche influenza folk qua e là ma che resta comunque inclassificabile. Infatti il tutto viene proposto con scarsa convinzione senza mai lasciare un’impronta forte e continua sulla strada percorsa forse con un intento diverso ma evidentemente non riuscito. Se pur i pezzi risultano fluenti ed orecchiabili, attestandosi su livelli normali ma non particolarmente esaltanti, alla fine dell’ascolto si ha l’impressione che la band abbia gettato in un pentolone idee ed influenze diverse, anche buone se vogliamo, ma mai pienamente sviluppate, realizzando un miscuglio che non permette una chiara identificazione della proposta musicale, né lascia intendere dove i nostri vogliano andare a parare. Purtroppo la situazione tende a peggiorare fortemente con i pezzi dei Galdrer: anche in questo caso la sensazione che si avverte è di incompiutezza, in un clima di assoluta piattezza capace di far sprofondare l’ascoltatore nella noia più totale e di fargli chiedere perché mai abbia sprecato i suoi soldi per un disco del genere. Forse perché il cd in questione è stato spacciato per black metal…? Va bene che oramai qualunque merda viene etichettata come tale, ma non basta certo sfoggiare uno screaming, tra l’altro piuttosto inespressivo, su una base musicale che con il suddetto genere non ha praticamente nulla a che fare, per affermare di suonare per l’appunto black metal. Se la prima band aveva comunque dimostrato di possedere buone capacità in ambito tecnico compositivo (facendo guadagnare un cinque anziché un tre come valutazione complessiva…), i Galdrer riescono a deludere sotto ogni punto di vista proponendo dei brani costruiti su trame melodiche imbarazzanti, semplicemente fuori luogo e banali, prive di ogni nesso con qualunque espressione musicale che trasmetta emozioni malsane e maligne come dovrebbe essere. In conclusione, un disco molto, ma molto, soft decisamente sconsigliato agli estimatori della fiamma nera e che potrebbe confondere le idee a qualche ragazzino “ivol” dei giorni nostri…
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