Collaborazione piuttosto ambigua quella tra la one man band tedesca Wedard, il cui unico membro Sternenfrost milita tra le fila dei più noti Forgotten Woods, e i nostrani Blackstream. Due proposte, queste, completamente diverse sia dal punto di vista stilistico che da quello prettamente tecnico. I primi propongono un black metal di notevole impatto, in cui viene molto accentuata la componente depressive, vero filo conduttore e tema portante dei tre pezzi contenuti in questo split. Le vocals effettate, come un lamento straziante che non ha fine, rendono ancora più incisiva la prova del nostro, in un’atmosfera di assoluta estraneità dal mondo reale e di totale stravolgimento mentale. Il sottofondo musicale, che riporta alla mente paesaggi surreali e desolati immersi in una Natura incontaminata, ricorda molto lo stile di Vinterriket, nelle sue composizioni più tipicamente black. Traccia dal fascino particolare è la conclusiva “Leidenschaft”, che si apre sulle note di una melodia da colonna sonora, avvolgente e sognante, persa in un abisso colmo di malinconia e disperazione, dalla bellezza ammaliante. E’ quindi la volta dei Blackstream: come ho già detto trovo quest’accoppiata veramente fuori luogo; la qualità del lavoro infatti scende vertiginosamente nella seconda parte fino ad arrivare a livelli purtroppo molto bassi. Nonostante le critiche positive riscontrate dal gruppo (che volete farci, io non faccio parte della così detta “elite”…), sono costretta a stroncare questo lavoro, partorito da una band comunque lodevole per la sincerità e la passione dimostrata, qualità certamente fondamentale ma non sufficiente per realizzare un prodotto valido. I cinque pezzi in questione più che “canzoni” sembrano rumori messi a caso, con chitarre pressoché inesistenti, anche a causa dell’imbarazzante produzione, e una sezione ritmica per l’appunto casuale che non conferisce ai brani un minimo di struttura e compattezza. Di certo il coraggio e l’originalità non mancano ai Blackstream, ma a parer mio è necessario che la band vada alla ricerca di uno stile più solido e coerente, se pur minimale, ma che abbia comunque una certa logica e continuità, magari con una maggiore padronanza degli strumenti cercando di sviluppare a pieno le buone idee, sicuramente presenti ma finora quasi totalmente impercettibili.
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