Side project di King Ov Hell dei Gorgoroth e Kvitrafn, ex-Gorgoroth ed attualmente in forza a Det Hedenske Folk e Sigfader, che approda al debutto sulla lunga distanza grazie alla Satanas Rex, una divisione della Cold Spring Records. “Gleipnirs Smeder” propone sonorità affatto differenti rispetto a quelle delle bands madri, con risultati tuttavia piuttosto altalenanti e sinceramente deludenti vista la caratura dei nomi coinvolti nel gruppo, la cui notorietà come spesso accade non mancherà di riflesso di garantire allo stesso una certa visibilità, magari a discapito di realtà più meritevoli ma sconosciute. Il black metal dei nostri è cadenzato e circolare, sufficientemente oscuro, ma privo di qualsiasi guizzo geniale in grado di elevarlo al di sopra della media dei lavori dello stesso filone usciti di recente. Si parte in modo incoraggiante con la title track, una song dall’incedere ipnotico e dal flavour burzumiano, ma è un fuoco di paglia. Segue infatti un lungo pezzo ambient assolutamente insignificante ed indisponente e il resto del disco è un susseguirsi di riff elementari e inefficaci, talvolta più crudi talaltra più evocativi, ma comunque carenti della necessaria profondità ed emozionalità, blandi e scarsamente ispirati. La produzione è decisamente leggera e non azzeccata, affossa completamente il suono di chitarre e batteria e conferisce ai brani un feeling distaccato più industriale che epico e questo forse contrariamente alle intenzioni originarie della band. Ma quel che è peggio è che ascoltando questo album si ha la netta sensazione che le songs siano vuote, incomplete, in qualche modo “plastificate“, e ciò incide inesorabilmente sulla spontaneità e sulla presa delle stesse. Se volete ascoltare un grande disco di black metal dal mood folk e pagano andate sul sicuro col nuovo Helrunar e lasciate tranquillamente perdere questi Jotunspor.
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