Album di debutto in edizione limitata a mille copie su Hohenstaufen Records per questo oscuro duo transalpino che propone un sano ed incontaminato black d’altri tempi (“true elitist black metal” lo definiscono loro), pesantemente influenzato dai primi Darkthrone e Mayhem. La resa sonora del dischetto in questione non è affatto eccelsa, anzi è paragonabile a quella di una discreta demo, ma in prodotti di questo tipo non è certo la perfezione tecnica che va ricercata, quanto piuttosto l’attitudine e lo spirito. E queste qualità di certo non mancano al gruppo francese che, al di là delle sbandierate dichiarazioni elitarie che si possono leggere all’interno del booklet (anch’esso in stile assolutamente “tradizionale”: bianco e nero, scarno, con croce rovesciata che campeggia in ultima pagina), appare essere animato da un’onesta ed autentica dedizione alla nera fiamma. Le songs sono tutte di buona fattura ed il disco scorre su ritmi alquanto sostenuti per i tre quarti della sua durata. Riffoni pesantissimi, che paiono usciti dal DMDS dei maestri Mayhem (è presente anche una cover del classico “Funeral fog”), si alternano a momenti maggiormente cadenzati e, sul finire, addirittura a parti in pieno stile depressive. Difficile individuare un pezzo su tutti: di sicura presa sono “This is hell” (velocissima e con uno spietato riff portante) e “Satanik chainsaw sodomized” (un vero e proprio pugno nello stomaco), ma tutte le canzoni si fanno apprezzare per la loro furia distruttiva e nichilista. Del tutto sui generis è la title track: sei-sette minuti di pura angoscia scanditi da un riff malefico ripetuto all’infinito che accompagna le strazianti urla di morte del singer. Apprezzabile anche la varietà dei testi che spaziano da tematiche NS ad altre ispirate al suicidio ad altre ancora più tradizionalmente sataniche. In definitiva un ottimo debutto, consigliato a chi ama queste sonorità marce fino al midollo, raw e no compromises sotto ogni punto di vista. In futuro non potremo che aspettarci buone cose dagli Armaggedon, un gruppo che conferma una volta di più lo splendido stato di forma della scena dei nostri cugini d’oltralpe. “You are possessed, cut your veins, kill yourself or die!”…
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