Ho sempre trovato gli Aura Noir un gruppo a dir poco entusiasmante fin dai tempi di “Black thrash attack” e di “Increased damnation” (a mio parere una piccola gemma di pura follia) per la loro semplicità, per il loro grezzume, per il loro restare fedeli ai dettami di un black – thrash che più old school non si può, per la loro genuinità, e questo disco non fa che confermare la mia opinione. Un’assalto frontale senza soste, musica ignorantissima e testi ancor di più per poco meno di mezz’ora di sano, puro, incontaminato e ferale black – thrash d’altri tempi: un vero calcio nel culo a tutti coloro che continuano a masturbarsi con i vari Arcturus, Vintersorg, ultimi Enslaved e compagnia “progheggiante” (e non me ne vogliano i fans di questi gruppi). Intendiamoci, gli Aura Noir sono tutto fuorché una band originale o innovativa, ma quello che suonano lo suonano con passione e attitudine e queste al giorno d’oggi sono purtroppo qualità assai rare. La line up anche questa volta è cangiante, come in tutte le altre releases di questo combo, la cui ossatura portante è formata dalla coppia Apollyon – Aggressor (già membri di Dodheimsgard, Cadaver e Ved Buens Ende), che si alternano alla voce, basso e chitarra ritmica, coadiuvati da Blasphemer (Mayhem) alle chitarre, che, a quanto pare, sembra essere entrato a far parte in pianta stabile del gruppo. Due gli ospiti illustri presenti su questo disco. Fenriz al controcanto sull’iniziale “Upon the dark throne”, vero pugno nello stomaco e tributo alla grande band norvegese, ricambia il favore dopo che Aggressor aveva prestato la sua ugola al vetriolo per la splendida “Hate is the law”, presente appunto sull’ultimo album dei Darkthrone “Sardonic wrath”. Nattefrost da parte sua si produce in una performance di rara bestialità nell’ultima parte della terremotante “Funeral thrash”, veloce e blasfema, uno degli episodi migliori di un album straordinario. Gli Aura Noir non nascondono le proprie influenze, ma anzi omaggiano apertamente le bands che sono alla base del loro background, come in “Sordid” ispirata, come sottolineato dalle note del booklet da “March to die” dei mitici Possessed. Le radici della musica dei Nostri affondano chiaramente nel trash più intransigente degli ’80, specie di matrice tedesca; il guitarwork della band è marchiato a fuoco dalla lezione della triade Sodom, Kreator, Destruction, ma la struttura e l’atmosfera delle songs appaiono quanto mai debitrici di gruppi quali, appunto, Possessed o ancora Celtic Frost e Venom. Questi ultimi soprattutto sembrano essere i veri e propri padri putativi degli Aura Noir: in particolare il cantato di Aggressor, uno screaming assai atipico dai toni alti e quasi declamatori, ricorda molto da vicino quello indimenticato ed indimenticabile del Cronos dei bei tempi che furono. La voce di Apollyon, graffiante al punto giusto anche se più canonica, si presta invece alla perfezione per interpretare i pezzi più bastardi e maggiormente trash oriented, come “Condor” o la splendida “Hell’s fire” (impossibile trattenere l’headbanging ascoltandola!). Altra grande fonte d’ispirazione sono i Darkthrone (ma per chi non lo sono?) per le parti più marce e black. Tra l’altro il cd in questione è il primo ad uscire per la nuova label appunto di Fenriz e Nocturno Culto, la Tyrant Syndicate Productions, che esordisce sul mercato come sottoetichetta della Peaceville. In definitiva disco consigliatissimo a tutti gli amanti di gruppi come i Bewitched o del più cazzuto e no compromises trash d’ispirazione anni ottanta, per tutti gli altri è meglio girare al largo. We don’t oppose evil, we are the merciless Aura Noir!!!
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