Attiva da diversi anni e con alle spalle svariati demo, questa band belga sforna il suo primo lavoro sulla lunga distanza, contenente tra l’altro alcuni pezzi già presenti nei demo, ma con un titolo differente. I nostri partoriscono un’opera alquanto peculiare seppur non particolarmente d’impatto al primo ascolto. La descrizione di tale proposta e soprattutto le foto del bootlek traggono facilmente in inganno, facendo pensare a questo come all’ennesimo album di stampo depressive, nella sua forma più classica e semplice. Purtroppo o per fortuna (questione di gusti), questi sette lunghi pezzi danno vita ad un lavoro piuttosto eterogeneo che affonda sicuramente le sue radici nel genere sopraccitato, ma che riesce a svincolarsi dai soliti schemi stilistici, rivelandosi in alcuni momenti, nel bene e nel male, abbastanza sorprendente. Diverse sono infatti le soluzioni strumentali adottate, più dinamiche e ricche di sfumature nella prima parte dell’album, e più canoniche (e quindi di mio gradimento) nella seconda parte. Si passa dunque da pezzi maggiormente strutturati e quasi “danzerecci”, come la seconda “Doelloos Dwalen”, a pezzi più inquadrati e monolitici quali “Verminking” o “In Zalvend Onmin”, in cui si avverte un’atmosfera opprimente e disperata, come da copione. Non particolarmente espressive le vocals, ma comunque abbastanza versatili e sempre ben adattate ai diversi scenari costruiti. A concludere “Prophecy Of The World Aflame” traccia dall’inaspettata violenza distruttiva, che porta a termine un lavoro discreto, che certamente non farà gridare al miracolo ma che si lascia ascoltare piacevolmente.
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