L.A.C.K. (acronimo per “Life’s Affliction Can Kill”) è un progetto solista dietro al quale si nasconde il mastermind e polistrumentista Acheron (personaggio già noto nella scena underground italica), dedito al più classico ed ortodosso depressive black metal. Dopo la pubblicazione, qualche mese fa, dell’ep di debutto “When Everything Is Gone”, è ora la volta di questo full length, che segue e sviluppa il medesimo discorso stilistico. Sulla lunga distanza e attraverso canzoni della durata media di otto-nove minuti il nostro riesce a diversificare maggiormente la propria proposta, declinando la disperazione personale e musicale entro binari noti ma con accorgimenti che gli permettono di esprimere al meglio le potenzialità solo latenti nel lavoro precedente: i classici passaggi ipnotici e circolari ed i tradizionali giri melodici dal sapore notturno e dall’indole malinconica sono alternati a scoppi di rabbia (è il caso di “Distress Supernova”, il pezzo più veloce e canonicamente black metal dell’album) ed a momenti di greve sofferenza, nei quali il suono secco e stridente della chitarra non è intaccato da una produzione comunque sufficientemente potente e chiara. Ed è allora abbastanza ovvio che, oltre ai nomi consueti ai quali si rifà in modo evidente questo progetto (Abyssic Hate, Wigrid, Shining, Nyktalgia, Nocturnal Depression, Silencer e l’elenco potrebbe continuare), in più di un’occasione vengano evocati i fantasmi di Burzum e Forgotten Woods, a ragione considerati tra gli iniziatori di questo genere di sonorità così monolitiche e sadicamente ripetitive. Ed è certamente un bene perché ne traggono vantaggio l’impatto e l’atmosfera di una proposta musicale che resta fredda e sferzante pur regalando momenti di romantico grigiore. Complimenti quindi ad Acheron, che è riuscito a dire qualcosa di personale (quanto meno a sfuggire ai più consunti luoghi comuni) coniugando l’approccio tormentato e sofferente tipico del genere con una base musicale tradizionale ma ben concepita ed amalgamata con influenze old school davvero apprezzabili. “The Fragile” (non so se il titolo abbia qualcosa a che fare con l’omonimo disco dei Nine Inch Nails) è una ideale colonna sonora per le riflessioni più cupe di un’anima afflitta. Ascolto consigliato agli amanti di queste sonorità.
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