Spegnete tutte le luci, immergetevi in un bagno d’acqua bollente e preparatevi a gustare il sapore del vostro stesso sangue perché questa, signore e signori, è la colonna sonora perfetta per il vostro suicidio. Mai mi sarei aspettato un lavoro di tale caratura da una band danese e invece i Blodarv (che non sono gli ultimi arrivati, il gruppo è infatti attivo dal 1994) mi hanno sorpreso con un debut sulla lunga distanza veramente notevole per la profondità dell’ispirazione e la capacità di dar vita ad atmosfere oscure e disperate. Nati come solo project del mastermind Hugin (già attivo in altre bands quali Essoupi, Skjold e Aranrùth), i Blodarv hanno visto avvicendarsi nel corso degli anni vari guest musicians durante la registrazione della consueta trafila di demo ed EP, per consolidarsi finalmente nell’attuale line-up che vede, oltre al factotum Hugin, la presenza di Huul al basso e di Isaz alle female vocals (anche lei impegnata in diversi altri progetti: Denial Of God, Feikn). Bisogna render merito alla tedesca Northern Silence Production per aver fatto emergere dall’underground questa band e dato alle stampe questo gioiello mortifero e decadente. Il black metal dei Nostri è depressivo e tagliente allo stesso tempo, agghiacciante ed annichilente, tenebroso ed alieno con un riffing sporco e scarno che può ricordare bands come Satanic Warmaster, Craft, Gestapo 666 o, a tratti, Nargaroth, ma i riferimenti a questi gruppi sono più che altro suggestioni perché il sound dei Blodarv è assolutamente personale e riconoscibile già dopo qualche pezzo. Tutte le songs sono di ottima fattura ma le vere perle di quest’opera, che stilla dolore e puzza di morte ad ogni maledetto solco, sono “Sealed In Black With Silver Stars”, tutta giocata su un plumbeo arpeggio melodico in stile Katatonia o ultimi Shining, “Those Who Speaks In Mind”, con un riff ossessivo ed ipnotico che si insinuerà nelle vostre menti come un verme malato e deforme, ed infine la suite “Langt Vaek Fra Livet”, burzumiana fino all’osso, dieci minuti di sofferenza e pazzia allo stato puro. Splendido il guitar work di Hugin e molto buona anche la prova di Isaz (tra l’altro pure un discreto pezzo di topa): il suo cantato è sinistro e malvagio, lontano anni luce dalla morbida e gotica sensualità delle solite singer femminili in ambito black, contribuisce a rafforzare il mood pestilenziale e diabolico dell’album. Tutto è al posto giusto, perfino le brevi intro di organo e pianoforte, perfino i passaggi più atmosferici con tanto di voci sussurrate. C’è poco altro da aggiungere, questo disco è da avere: compratelo, ascoltatelo e suicidatevi!!!
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