Full length d’esordio per i francesi Puritas Virginum che racchiude quanto prodotto dalla band nell’arco di un decennio di attività (“Decenie De Souffrance” appunto), dal 1994 al 2004. Trattandosi di una raccolta il materiale contenuto in questo lavoro si presenta come estremamente eterogeneo, e questo certamente non favorisce la fruizione del prodotto, tra l’altro anche di lunga durata. Il duo transalpino composto da Tabernaculum alle voci e Periretorbis a chitarra, basso e sintetizzatori, nelle diciotto composizioni di quest’album passa con disinvoltura dall’ambient al black metal, da pezzi tiratissimi ad altri più oscuri ed evocativi, toccando e mescolando generi diverisissimi tra loro senza tuttavia riuscire ad approfondirne in modo coinvolgente nessuno. Si apre con due brani ambient, l’uno di sole tastiere e voce, l’altro con influenze elettroniche e drum n’ bass; pezzi di questo tipo si susseguono per tutta la durata del disco con diverse sfumature che vanno dalla techno di “Obsession” ai suoni di organo di “Rite Mortuaire”. Le song black sono alcune di chiara matrice bathoryana, caratterizzate da riff thrasheggianti, da una struttura ritmica assai elementare e da un cantato sgraziato stile strega strozzata, altre decisamente più atmosferiche, altre ancora dal mood vagamente industrial. Insomma un gran calderone che risulta poco amalgamato e scarsamente efficace. Meglio sarebbe stato se la band si fosse concentrata soltanto su alcuni elementi del proprio sound, specie sulle parti ambient che, a conti fatti, sono senz’altro quelle più riuscite grazie ad un feeling sacrale e morboso. Così il tutto, pur presentando indubbiamente qualche spunto interessante e piacevole, finisce per rendere l’ascolto davvero troppo dispersivo e non incisivo. Qualche buona idea ma scarsa compattezza per un’opera dal valore più che altro collezionistico ed antologico.
