Akhenaten è uno dei personaggi più carismatici della scena statunitense e con i suoi, ormai defunti, Judas Iscariot ha contribuito in maniera determinante alla crescita del movimento black del suo paese (e non solo), da troppi per lungo tempo immotivatamente snobbato e considerato di minore importanza. “Distant In Solitary Night” è la quarta fatica sulla lunga distanza per la creatura Judas Iscariot, forse il capitolo più completo e riuscito di una discografia comunque ricca e sempre di altissimo livello, e banchè pubblicato nel 1998 contiene materiale registrato due anni prima. La musica di Judas Iscariot esalta il lato emozionale e sognante del black metal, pur non disdegnando puntate in territori più tradizionali, caratterizzate dalle classiche sfuriate Darkthrone oriented: un equilibrio perfetto tra violenza e malinconica disperazione, dominato da un oppressivo ed angosciante senso di totale oscurità. Gli episodi più concitati e veloci come l’opener o l’ossessiva “In The Bliss Of The Eternal Valleys Of Hate” presentano un riffing lineare di pregevole fattura, saldamente ancorato alla lezione dei maestri norvegesi ma indubbiamente personale nel suo dipanarsi circolare ed al tempo stesso freddo e distante come un astro nel cielo gelido dell’inverno, che a tratti mi ha ricordato assai da vicino i primissimi lavori di Abyssic Hate. Altrettanto ispirate sono le composizioni nelle quali è un feeling intimista e “profondo” a farla da padrone, come la lunga suite “Where The Winter Beats Incessant” (forse il pezzo migliore del lotto), in cui possiamo apprezzare un guitar work lacerante ed avvolgente, pungente e doloroso in senso quasi fisico. La sezione ritmica sa essere sia soffocante che atmosferica, sottolineando in modo egregio ogni cambio di tempo, ogni minima variazione emotiva. La registrazione dal canto suo è scarna ma sufficientemente compatta e per nulla approssimativa, accentua il mood dolente e claustrofobico che domina l’intero album. La conclusiva “Portions Of Eternity Too Great For The Eye Of Man”, il cui testo è tratto da “The Marriage Of Heaven And Hell” di William Blake, è il giusto epilogo di questo viaggio tormentato e ancestrale: il matrimonio del cielo e dell’inferno, una visione apocalittica di milioni di corpi crocifissi sullo sfondo di un tramonto rosso sangue, dark art for the black souls…
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