Devo confessare che non ho mai nutrito grosse simpatie per i Sacradis, nonostante abbia avuto modo di vedere la band genovese all’opera dal vivo in ben due occasioni, in entrambi i casi al Thunderroad di Codevilla, la prima volta come spalla degli Enthroned e la seconda, di recente, a supporto dei pessimi Mayhem. E sono state proprio le performances dal vivo a destare in me più di una perplessità riguardo alla caratura dei nostri, perplessità che, purtroppo, sono state confermate in pieno dall’ascolto di questo debutto sulla lunga distanza. Il quintetto nostrano propone un fast black metal assai piatto e scialbo nel suo ricalcare pedissequamente le coordinate stilistiche della scuola svedese meno ispirata ed in particolare i lavori più recenti dei vari Marduk, Setherial e Naglfar. E naturalmente quando i modelli di riferimento sono già di per sé non eccelsi è giocoforza che il risultato sia scadente. I Sacradis difettano in personalità, si limitano a proporre stilemi triti e ritriti attraverso riff banali e poco incisivi ed una sezione ritmica che riesce ad essere soltanto confusionaria senza creare neppure un’oncia di atmosfera. A ciò si aggiunga un cantato che è quanto di più inespressivo mi sia capitato di ascoltare nell’ambito di questo genere negli ultimi anni ed il quadro di questo disco desolante è completo. Potenza ed impatto fini a sé stessi e l’assenza totale di feeling rendono scontata e davvero poco interessante questa release. So che i Sacradis hanno il loro bel seguito di fans accaniti e certamente a molti questo genere di sonorità potrà anche piacere, ma sinceramente non riesco a comprendere l’utilità di lavori di questo tipo che vanno soltanto ad ingrossare le fila dei prodotti underground sotto la media. Album assolutamente trascurabile per non dire inutile.
