Dopo l’uscita nel 1998 di “The King Of Angel In The Abyss”, mediocre album di black metal “sinfonico”, non avrei mai potuto prevedere la successiva evoluzione dei Tronus Abyss, terzetto di Torino attivo dal lontano 1994, che invece seppe sorprendermi con il medieval folk black austero e superbo del successivo “Rotten Dark”, un album davvero imprevedibile ed estremo nel senso pieno del termine. Con questo “Kampf” i nostri mischiano ancora una volta le carte in tavola, sterzando verso i lidi oscuri e perversi di un dark ambient claustrofobico e industriale con fosche tinte apocalittiche ed esoteriche. Non è semplice digerire un’opera complessa, culturalmente alta e filosoficamente profonda come “Kampf”, lenta, angosciante, a tratti mastodontica e pachidermica, ipnotica e fangosa. Le prime tre tracce costituiscono una sorta di continuum concettuale e musicale che avvolge l’ascoltatore in un’atmosfera onirica e sospesa, che puzza di macerie inizio secolo, intrisa di venti di guerra imminente. Su tutto le vocals stentoree ed arroganti di Atratus, che declama i propri deliri nietzschiani di follia e distruzione, annunciando la morte di dio e la rinascita di un’umanità finalmente libera dai condizionamenti della religione e consapevole delle proprie potenzialità. Le successive “Funeral” e “Sth.492” presentano qualche intrusione industrial ed elettronica che modifica leggermente il mood del disco insieme a stacchi chitarristi vagamente blackoidi. La seconda parte del cd è di gran lunga più eterogenea, con diversi cambi di umore, ed alterna momenti soffusi e delicati come la pianistica “Radio Europa MMIII”, ad altri marziali e patriottici come l’evocativa “Epilogo”, ad altri ancora ispirati al freddo robotico ed alienante della spaziale “Journey”. Chiude questo viaggio spirituale e carnale allo stesso tempo la cover distorta e spezzettata della burzumiana “Moti Ragnarokum”, personalizzata e assai distante dall’originale. “Kampf” è un autentico caleidoscopio emotivo, un’opera di ardua catalogazione e di complicata fruibilità, che certamente risulterà ostica a quanti non sono avvezzi a questo genere di sperimentazioni poetico-musicali, ma potentemente affascinante per chi nell’arte ricerca la pura espressione della misantropia. Un plauso a Malphas, Atratus e Mord per aver concepito questa piccola perla intelletualistica, in specie per l’egregio lavoro svolto alla programmazione e ai sinths, nell’attesa del nuovo capitolo targato Tronus Abyss.
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