Terza fatica sulla lunga distanza per la creatura di Malefic, “Telepatic With The Deceased” rappresenta ad oggi probabilmente la prova più matura e completa dell’artista americano, la compiuta sublimazione della sua poetica malata, fatta di disperazione e angoscia striscianti. Le sonorità fangose ed ipnotiche, meste e tristemente mortifere che avevano fatto la loro comparsa nel debut “Nocturnal Poisoning” e nel successivo “The Funeral Of Being” sono enfatizzate all’ennesima potenza e rendono questo lavoro un lungo, lento, malinconico e rassegnato cammino di morte, una processione funebre grigia e sudicia che va al di là del concetto stesso di depressive. Il riffing è quanto di più morboso e impastato si possa immaginare e costituisce in pratica la sola base sulla quale il nostro decanta i propri laceranti inni con voce moribonda e pestilenziale, essendo la sezione ritmica flebile fino all’inesistenza. Su tutto domina un’atmosfera marcia e corrotta, quasi patologica, creata attraverso un uso sapiente delle tastiere, le quali danno vita ad un tappeto che si insinua dentro le ossa e l’anima ricoprendole di uno strato di cenere che non lascia trapassare neppure un raggio di luce. Inutile citare una song rispetto alle altre, tutto l’album scorre monolitico e inesorabile come una cantilena oscura, ma la title track e la suite “Murdered Echoes Of The Mind” costituiscono la giusta epitome di questo manifesto di agonia in musica. Un gioiello di sofferenza nero come la pece la cui fulgida bellezza non è stata eguagliata neppure dal suo stesso autore nelle sue opere successive. Da avere assolutamente.
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