Non si sa molto di questi Drought, se non che si tratta di un progetto di recente formazione che esordisce con questo ep in formato digipack sotto l’egida della nostrana Avantgarde Music. “Rudra Bhakti”, come si può intuire immediatamente fin dalla cover, è ispirato al misticismo e alla mitologia induista: Rudra, raffigurato come una divinità feroce e distruttiva, munita di frecce che procurano terribili malattie, è il deva della tempesta, della caccia, della morte, della natura e del vento, una delle forme primordiali di Shiva. Sotto il profilo lirico ed estetico i Drought potrebbero quindi essere in qualche modo accostati ai nostrani Via Dolorosa, tra i primi ad accostarsi a questo genere di tematiche. Musicalmente invece i territori battuti sono quelli di un black metal criptico e contorto, costruito su un riffing sghembo ed asimmetrico e su geometrie alquanto bizzarre, al quale fa da buon contraltare una componente ambient/noise molto oscura, presente nell’intro e nella coda della conclusiva “Collapse Of Maya (Transfiguration Of The Warrior)”, a ribadire una struttura concettuale circolare, che sembra voler ricondurre l’ordine al caos e viceversa. L’approccio è moderno e richiama quella scena francese che negli ultimi anni tanto si è imposta all’attenzione generale (Deathspell Omega post “Si Monvmentvum Requires, Circvmspice” od anche le più recenti uscite della Les Acteurs De L’Ombre Productions). Pur imperfetto, questo “Rudra Bhakti” merita senz’altro un ascolto e si lascia apprezzare soprattutto per la sua carica veemente e la sua forza furibonda, facendo ben sperare per il futuro di un progetto che, a differenza di molti altri, sembra in effetti avere qualcosa da dire.
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