I Krieg sono l’ennesima band di valore che decide di porre termine alla propria carriera per prendere le necessarie distanze da quel baraccone pseudo underground nel quale si va purtroppo sempre più irreversibilmente trasformando la scena black di ogni paese. “Blue Miasma” è il degno epitaffio di un combo che ha saputo costruire nel corso degli anni uno stile personale e riconoscibile pur ponendosi nel solco della scuola statunitense, evolvendo album dopo album secondo un filo conduttore logico, senza mai abbandonare la rabbia e la ferocia degli esordi, senza lasciarsi trasportare da derive sperimentaloidi di sorta, sempre fedeli a ciò che rappresentava e dovrebbe rappresentare la nera fiamma. Un esempio di attitudine e di coerenza che si è espresso in prove non sempre eccelse, come nel caso del precedente full length “Sono Lo Scherno”, ma comunque apprezzabili nella loro carica primitiva e iconoclasta. Il presente lavoro è il coronamento della carriera dei nostri e si pone come la naturale conseguenza delle precedenti releases. Imperial si è avvalso della collaborazione di eminenti personaggi quali Azentrius dei connazionali Nachtmystium e Satanic Tyrant Werewolf dei Satanic Warmaster e l’influenza di questi ultimi è quella che si fa maggiormente sentire, infatti le songs, a differenza che in passato, presentano un riffing venato di evidenti sfumature melodiche che richiamano la migliore tradizione finlandese. Per il resto le coordinate stilistiche del progetto Krieg sono le stesse di sempre: un black metal ferale e malsano, intriso di atmosfere morbose e alcoliche, mantenuto a velocità quasi sempre sostenute senza tuttavia disdegnare qualche passaggio in mid tempo di chiara matrice darkthroniana (“The Blue Mist”), qualche puntatina in territori depressive (“Under An Unearing Moon”), qualche scheggia motorheadiana (“And Now The End”) e qualche sporadico elemento psichedelico (“Every Wound Burned”), forse reminescenza del progetto Twilight. Non mancano neppure gli inserti rumoristici spiazzanti e deviati, da sempre marchio di fabbrica della creatura Krieg (il finale di “Sears Brought Into Question” e “The Master’s Voice” interamente cantata da una conturbante e sinistra voce femminile). Un album compatto e solido, valido soprattutto nella sua prima parte, che è la sintesi di oltre un decennio vissuto nell’oscurità all’insegna dei principi dell’underground, quello autentico, e che è la summa della poetica della band. Da avere senza dubbio nell’attesa che Imperial si appresti a sfogare in altri progetti la propria creatività musicale.
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