Dopo il fulminante demo d’esordio “The Shining Pentagram” (1985) e gli altrettanto clamorosi “Into The Macabre” (1987) e “Fragments Of Insanity” (1989) – dischi davvero seminali soprattutto se si pensa ai rispettivi anni di pubblicazione ed al panorama italiano dell’epoca, non propriamente ricettivo a proposte musicali così estreme e senza compromessi (non che ora la situazione sia migliorata, anzi…) –, non era impresa facile per i genovesi Necrodeath ripetersi ai medesimi livelli. Invece, dopo dieci anni di silenzio, la band capitanata dal chitarrista Claudio e dal batterista Peso, grazie anche ai fondamentali innesti di Flegias alla voce e John al basso, seppe sfornare questo monolite di violenza che risponde al nome di “Mater Of All Evil”, mettendo a tacere quanti dimostravano scetticismo in merito al loro ritorno e pubblicando quella che, a mio giudizio, è la loro prova migliore, neppure lontanamente avvicinata dai lavori successivi, pur gradevoli ma forse meno incisivi e d’impatto. I nostri non hanno mai fatto mistero di amare alla follia gruppi come Kreator, Sodom, Venom, Bathory, Celtic Frost, Exodus e, naturalmente, Slayer e dimostrano di aver ben appreso la loro lezione, addirittura superando in alcuni casi i loro maestri. “Mater Of All Evil” è infatti un concentrato di pura ferocia: old school thrash/black metal sanguinolento, sparato a velocità folli con il dichiarato intento di ferire le orecchie dell’ascoltatore, che si incarna in pezzi divenuti ormai cavalli di battaglia del gruppo ligure e puntualmente riproposti dal vivo, come “The Creature”, “Hate And Scorn” e la più articolata “At The Roots Of Evil”. Ma la qualità è davvero sorprendentemente e costantemente alta e vale la pena di citare anche altre canzoni, schegge altrettanto acuminate di brutale aggressività (“Flame Of Malignance”, “Iconoclast”, “Void Of Naxir”), ed altre ancora (“Black Soul”, “Fathers”), che invece mettono in evidenza le indiscutibili capacità tecnico-compositive dell’ensamble italiano, in grado di introdurre limitati ma efficaci elementi di differenziazione, come brevi e striscianti intrusioni acustiche o passaggi più oscuri e doomeggianti, senza per questo incappare in cali di tensione o smettere di far male. Ogni tassello è perfettamente incastonato in un tutto coerente e selvaggio: il riffing malevolo ed assassino è coadiuvato da una sezione ritmica letale e chirurgica; il cantato è un urlo roco e tagliente, la voce di un demone che si dibatte tra le fiamme dell’inferno; anche la produzione targata Underground Studios contribuisce non poco a dare corpo ad un sound particolarmente azzeccato, così sibilante e maligno. In due parole, con “Mater Of All Evil” i Necrodeath hanno dato alle stampe il loro “Reign In Blood”: un’opera davvero esplicita e cattiva, in grado di reggere senza imbarazzo il confronto con le pietre miliari del genere. “Shaped By Hate / We Adore Scorn”.
Sign in
Welcome! Log into your account
Forgot your password? Get help
Password recovery
Recover your password
A password will be e-mailed to you.