Neptune Towers – Transmissions From Empire Algol

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Intorno alla metà degli anni novanta sembrava una regola fissa che ogni musicista black avesse il suo progetto parallelo di matrice ambient, declinando questo genere dalle più svariate angolazioni (dal dark al folk medievale), con risultati spesso degni di nota. Non sfuggiva a questa consuetudine il buon Fenriz che con Neptune Towers aveva dato vita ad un interessante sperimentazione tastieristica, definita, per usare le sue stesse parole, forse un po’ ridondanti, “deep space alien astral avantgarde synth”. Il progetto ebbe vita breve ma riuscì a musicare un concept sviluppato su due dischi (il terzo, “Space Lab”, fu registrato ma non vide mai la luce) ed incentrato sul misterioso “impero Algol”, una sorta di dimensione parallela alla quale si accede, sempre per usare le parole di Fenriz, attraverso “visioni di desolante e freddo vuoto cosmico”, ispirate da non meglio precisati “funghi magici”. Se il primo capitolo della saga (“Caravans To Empire Algol”, pubblicato nel 1994 sempre dalla Moonfog di Satyr) era evidentemente ancorato ad una forma di ambient minimale e con poche variazioni (a suo modo suggestivo e non troppo distante dai coevi lavori di Mortiis), con questo secondo capitolo l’elemento avanguardistico viene in primo piano e si manifesta in una spiccata propensione ad inserire divagazioni psichedeliche, melodie spezzettate, parti di organo, campionamenti, effetti e rumori di vario genere, strizzando l’occhio a compositori come Klaus Schulze e Tangerine Dream ed a tutta la scena krautrock-elettronica tedesca. Il tutto per meglio rendere il sottofondo musicale ondivago del cosmo ed il senso di smarrimento e di angoscia che genera dall’osservazione degli immensi spazi interstellari e dall’incontro con forme di vita aliene. Chi ha familiarità con questo genere di sonorità potrà apprezzare anche l’approccio decisamente retrò e settantiano, valore aggiunto di una proposta che invita alla contemplazione ed alla meditazione solitaria (come ci avverte il disclaimer posto all’interno del booklet, che recita: “not for collective listening”). Ad oltre vent’anni di distanza lavori di questo tipo hanno probabilmente perso buona parte della carica sperimentale che possedevano al tempo della loro pubblicazione ma l’ascolto (magari di entrambi gli episodi uno di seguito all’altro) resta comunque consigliato per chi volesse scoprire risvolti particolari ed inediti comunque legati all’universo black metal. Ed allora preparatevi per il viaggio: “the towers will appear only when your mind is opened”.