Gli Sturmfront hanno rappresentato per il sottoscritto davvero una sorpresa inaspettata. Tutto, dal nome della band, ai titoli delle songs, alle bellicose immagini contenute nel booklet, all’intro costituito dal classico rumore di bombardamenti e allarme antiaereo, mi faceva temere che avrei ascoltato l’ennesimo, scontato ed inutile disco di war black metal alla Marduk e simili. E invece l’opener “Black Dimension Of Time” mi ha catapultato in un vortice oscuro colmo di odio e amarezza, fatto di suoni impastati e fangosi, con un’atmosfera sofferente e morbosa figlia illegittima di Xasthur e Leviathan, riletta attraverso la violenza melodica sinistra e plumbea tipica della tradizione finlandese. Tutti i pezzi si mantengono su livelli qualitativi piuttosto elevati, alternando rabbia primitiva a tetra mestizia, immersi un un feeling malevolo e putrido, sottolineato ulteriormente da una produzione volutamente soffocata dai suoni bassi e nebbiosi, ma le vere perle dell’album sono “Misanthropia Inferis”, “Eternal Path Of Suicide And Depression” e “In The Shadow Of The White Wolf”, tre episodi sulfurei e carichi di negatività e misantropia, giocati su ritmi ora malinconici ora grezzi e veloci, con vocals gracchianti e demoniache. A conti fatti “Behind The Gate Of Darkness” è davvero un bell’album, malvagio e lacerante, un buon esordio sulla lunga distanza per gli Sturmfront nell’attesa delle prossime prove di questo interessante five pieces finnico. “Abbreviate Your Life Or The Life Of Our Enemies…”
