Ormai è un dato di fatto, la scena ellenica è fra le realtà trainanti dell’attuale panorama estremo internazionale. Terra quantitativamente parca di talenti, soprattutto rispetto alla costante alluvione scandinavo-teutonica, ma d’altro canto assolutamente memorabili (Rotting Christ, Septicflesh, Necromantia). Il nuovo corso black è segnato in tempi recenti da band più o meno underground, quali Acherontas, Amnis Nihili, Dodsferd, Hail Spirit Noir e Aenaon. L’agguerrito quintetto della Tessaglia, già artefice dell’ottimo “Cendres Et Sang” (2011), è appena tornato sugli scaffali con “Extance”, impressionante manifestazione di forza espressiva, talento compositivo e brillantezza cross-culturale. Il risultato è qualcosa che difficilmente potrà essere surclassato, nel composito ma tuttavia ristretto panorama del cosiddetto progressive black metal. Aggettivo utilizzato davvero a ragion veduta, in considerazione del manifesto spirito di ricerca, ibridazione e, appunto, progresso delle sonorità, che, partendo da una base estrema dal pedigree nordico (Enslaved, Shining, Dødheimsgard), definisce i contorni di un’espressività singolare e personale, al tempo stesso consonante e dissonante, caotica e melodica, ma sempre e comunque ragionata, ben costruita e ottimamente arrangiata. Accanto al canonico parco strumenti metallico torna infatti a far capolino il sax, assieme a misurati ma fondamentali interventi di synth, che contribuiscono non poco alla riuscita finale di brani articolati e mutevoli. Solitamente descrizioni del genere si associano ai classici “album della maturità”, meno ossessivamente violenti e folli, ma in realtà “Extance” non molla niente, nemmeno sul versante della pura aggressività, come dimostrano mazzate come “Deathtrip Chronicle” e “Der Mude Tod”. La parte più sperimentale della band emerge con più vigore nella seconda metà del disco, nelle atmosfere vagamente ihsahniane di “Closer to Scaffold” e “Palindrome”, ma sopratutto nell’eccentrico quanto azzeccato duetto vocale di “Funeral Blues”, la cui immediatezza melodica fa il paio con la catchy “Grau Diva”. Rispetto a “Cendres Et Sang” tutta la band mostra ampi miglioramenti, e sopratutto la performance di Astrous dietro al microfono esalta al meglio la caleidoscopica girandola espressiva insita nel progetto, che ci regala un’ora abbondante di esaltante e sorprendente progressive black.
Sign in
Welcome! Log into your account
Forgot your password? Get help
Password recovery
Recover your password
A password will be e-mailed to you.