Illustri (semi)sconosciuti del sottobosco estremo ungherese, i Teurgia rappresentano e portano avanti la frangia più melodica e mainstream del black metal, quella assunta all’onore delle cronache grazie soprattutto alla seconda ondata delle band scandinave, nel mitico lustro ‘90/’95. Il loro nuovo “Memento of Ancient Memories” è infatti un ottimo esempio di come si possa efficacemente convogliare e condensare in ottica black il vasto orizzonte di riferimenti e fonti, culturali, oltre che musicali, che va dalla NWOBHM al bay-area thrash, passando ovviamente per la fondamentale lezione della prima ondata ottantiana del genere madre. Brani corposi e articolati come “Revival” o “Scourge of God” convivono alla perfezione con il groove thrashy di “Vata” e “At the Crack of Dawn”, rispettando anche il più alto tasso epico e melodico delle conclusive “Ancient Orison” e “Fields of Blood”. Niente di particolarmente innovativo, sia ben chiaro, quanto piuttosto un album e una band concrete, lucide e capaci di portare a compimento un ben determinato progetto artistico-concettuale, e di farlo divertendosi. Dando un’occhiata attorno, al desolante panorama della scena estrema, arroccata su campanilismi e logiche settarie francamente ridicole, la serena disposizione d’animo dimostrata dai Teurgia vale come una bella boccata d’aria fresca, e, visto il periodo, non è poco…
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