Locus Mortis

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Innanzi tutto voglio ringraziarvi per la vostra disponibilità. Comincio con la più banale delle domande: volete brevemente tracciare la storia del gruppo?

RM: Non credo ci sia molto da dire… non abbiamo una lunga storia alle spalle dei Locus Mortis. Dunque, il gruppo è nato durante la prima metà del MMV per mano mia e di Marco. L’intenzione da parte mia era quella di fondare un progetto che a livello di suoni e rozzezza potesse far riferimento alle Black Legions ed a livello di tematiche potesse seguire ciò che avevo lasciato in sospeso con il primo lavoro degli Urna “Justa Funebria”. Abbiamo quindi tirato fuori a distanza di poche settimane la prima demo “Sol Orierit In Loco Mortis”. Abbiamo mandato in giro ad alcuni nostri conoscenti la demo in questione ed abbiamo ricevuto dei pareri piuttosto buoni. Poi Diego della Aeternitas Tenebrarum si è proposto per stampare il primo full su CD. Così ci siamo messi a lavoro ed in meno di un mese è saltato fuori “Inter Uterum Et Loculum”. Questo disco contiene i brani della demo, rivisti e riarrangiati, più quattro brani nuovi.

Locus Mortis è un monicker piuttosto originale e curioso. Quale concept si nasconde dietro questo nome?

RM: In tutta sincerità volevo cercare un nome che si ispirasse alla scena black metal dei primi ’90 e che allo stesso tempo desse risalto a ciò di cui parlo nei testi… Così è nato il nome…

Ascoltando il vostro album appare evidente come esista un filo conduttore comune a tutte le songs a livello concettuale e musicale. Confermate questa mia impressione?

RM: Per ciò che riguarda i testi, è vero. Sono tutti collegati tra loro e vanno a far riferimento sempre alla solita figura.

MZ: Si i pezzi musicalmente risultano abbastanza omogenei tra loro, non ci sono brani sperimentali che si isolano dal contesto generale, seguono tutti le stesse coordinate: pezzi veloci inframezzati da parti un po’ più marziali ed evocative diciamo… L’ unico forse meno rappresentativo dell’ insieme è la bonus track tratta dalla demo “Sol Orierit In Loco Mortis”, non volevamo comunque scartare il pezzo per cui ci è sembrato più opportuno inserirlo come un “qualcosa in più” e tenerlo concettualmente separato dal resto.

Il mood sacrale, quasi liturgico, dei vostri pezzi è, a mio avviso, dovuto in gran parte al sound così granitico e sulfureo delle chitarre. Si tratta di una scelta precisa che pensate di mantenere anche in futuro?

MZ: Si la scelta di usare un suono così “old radio” diciamo è stata voluta, dei suoni thrash troppo scavati o troppo moderni non avrebbero reso giustizia al feeling e al concept dei brani così abbiamo optato per un suono che potrei definire “nostalgico” che ci ha reso soddisfatti sin dal primo istante e che crediamo di riutilizzare in futuro. Per i prossimi lavori ci saranno novità importanti, tra cui l’uso di un batterista in carne ed ossa e questo cambierà sicuramente la sonorità dei pezzi nel complesso nonostante la musica rimanga pressoché invariata come stile, il sound di chitarra sarà sicuramente simile a quello già usato in Inter Uterum, l’idea è quella che per il gruppo diventi una sorta di marchio di fabbrica ma allo stesso tempo, sebbene i Locus Mortis non facciano dell’innovazione a tutti i costi il loro vessillo, non vorrei ricopiare in carta carbone ciò che abbiamo già fatto poiché sarebbe del tutto sterile. In buona sostanza si cerca il giusto compromesso tra le due cose, prenderemo le caratteristiche del debut album e aggiungeremo degli elementi nuovi cercando di non sminuire il feeling old style dei pezzi.

Ho in particolare apprezzato il cantato in italiano non tanto perché costituisca una novità di per sé, quanto piuttosto per la metrica quasi “spezzata” e l’interpretazione davvero sofferente. Cosa potete dirmi in proposito?

RM: Ti ringrazio… Che dire… Il cantato in italiano è una scelta voluta. La metrica e l’interpretazione dei testi sulla musica sono venuti da se. Non abbiamo mai effettuato prove con i Locus Mortis ed abbiamo lasciato molto al caso. Marco creava i brani, ed io non facevo altro che vedere una possibile linea metrica che andasse bene per uno dei miei testi su quel brano. Fatto questo abbiamo registrato le linee vocali quasi di getto. In fase di registrazione ho cercato di dare il meglio e di interpretare a modo mio i testi sulla musica… niente di più. Abbiamo dovuto fare solo una seconda registrazione per tre degli otto brani ed oltre tutto a distanza di poco tempo tra una registrazione e l’altra. Questo ha garantito una fluidità ed un impatto sul cantato molto buoni oltre che la stessa timbrica o quasi su tutti i brani. Probabilmente se avessimo registrato la voce in tempi troppo distanti non sarebbe uscita così… o almeno è questo ciò che abbiamo pensato prima di iniziare a registrare.

Il mio pezzo favorito è “Il Sole Sorge Sul Luogo Dei Morti”, un’autentica danza perversa di morte. Com’è nato questo pezzo ed in genere come nasce una song dei Locus Mortis?

RM: Bhe… come sempre, per la musica, è nato e nasce tutto da Marco. Per il testo, non mi sento di voler dare troppe spiegazioni. Purtroppo quasi tutti i testi dei Locus Mortis mischiano fatti che ho ed abbiamo vissuto con personali interpretazioni del loro significato e di ciò che ho sentito o provato. Di conseguenza… chi non ci conosce non sa di cosa parlo.

MZ: Si inizia creando uno schema mentale della canzone di come vorrei che uscisse nel complesso, utilizzo i riff scritti precedentemente (generalmente pochi) e comincio a tirar giù il tappeto di drum machine che ritengo più adatto al mood della parte di chitarra, il riff successivo nasce quasi improvvisato all’ istante lasciandomi ispirare da ciò che ho fatto precedentemente e cosi via, come in una sorta di catena compositiva dove ogni riff è il preludio del successivo, sino a trascinare alla fine il brano fino a quando non sono soddisfatto del risultato. In seguito aggiungo la seconda chitarra semplicemente armonizzando la linea principale o arricchendo quello che ho già scritto con ciò che ritengo più in sintonia e che voglio comunicare ed infine suono le parti di basso sempre seguendo il medesimo procedimento. Cosi nascono tutti i pezzi dei Locus Mortis tra cui quello che hai appena citato sicuramente uno dei meglio riusciti anche dal mio punto di vista.

Il vostro album è stato pubblicato dalla Aeternitas Tenebrarum, giovane etichetta italiana al suo debutto. Siete soddisfatti del lavoro di promozione e distribuzione che sta svolgendo? Continuerete in futuro la collaborazione con loro?

RM: Noi siamo molto soddisfatti del lavoro che la ATMF sta svolgendo con i Locus Mortis. Indipendentemente da questo penso personalmente di aver trovato delle persone degne di fiducia e stima oltre che un punto di riferimento in Diego con il quale siamo soliti tenerci in contatto in maniera assidua anche per altre cose oltre al rapporto band/label. Quindi spero che questo rapporto con la ATMF possa continuare con la stessa serenità con cui è nato.

MZ: Si la ATMF sta svolgendo un lavoro esemplare e siamo ampiamente soddisfatti del risultato andato ben oltre le nostre aspettative..Diego e la sua label meritano la nostra totale gratitudine per il supporto e la fiducia offertaci ad entrambe le band, Locus Mortis e Urna.

Il cover artwork mi pare in stretta correlazione con le sensazioni di decadenza e oscurità che la vostra musica esprime. Siete d’accordo con me?

RM: Non saprei… l’artwork della demo e di questo primo full… sono molto simili. C’è anzitutto un rapporto tra la copertina di “Sol Orierit In Loco Mortis” e l’artwork di “Justa Funebria” degli Urna… questo per il motivo di cui ti ho parlato prima. L’artwork di “Inter Uterum Et Loculum” segue più o meno gli stessi stereotipi dell’artwork della demo, per quanto riguarda il fronte copertina, perché nel full sono presenti i brani della demo (anche se rivisti e riregistrati) e quindi mi sembrava opportuno tenere in un qualche modo i due lavori collegati. Il resto dell’artwork sul CD ha un suo significato ben preciso… parte per parte. Ciò che c’è all’interno ha un suo significato, ciò che c’è sul retro copertina ne ha un altro… Nel complesso ecco “Inter Uterum Et Loculum” e la trasposizione di questo titolo per quanto riguarda i Locus Mortis e la nostra “piccola” storia musicale e concettuale.

MZ: L’ idea di quella copertina mi piacque subito quando Roberto me la presentò davanti agli occhi, dal mio punto di vista è un immagine che ben si adatta alla nostra musica, dissacrante come dovrebbe essere allo stesso tempo il genere che simboleggia. Usare la parodia di una stampa medievale ci è sembrata una buona idea, in quanto il medioevo è un periodo molto “curioso” nella storia dell’ umanità. In nome di uno slancio spirituale “verso l’alto” ci si è ritrovati ad essere in una condizione dove l’uomo sprofondava “verso il basso” e l’abbrutimento morale…Il medioevo rappresenta il chiaro/scuro, Cristo e Satana, la battaglia ancestrale tra il bene e il male dove però non è mai chiaro dove inizi l’uno e finisca l’altro. Sono i secoli del “fondamentalismo cristiano” e, per quanto quegli anni erano ferventi di umori cristiani appunto, nella civiltà si raggiunse un elevato tasso del degrado umano, portavoce di un qualcosa che oggi non si esiterebbe a definir blasfemo attraverso tribunali di inquisizione, estreme pratiche di autolesionismo “ascetico” , corruzione di gerarchie ecclesiastiche al potere, vendita di indulgenze e quant’ altro oggigiorno la storia ci abbia riportato nei dettagli. Questo periodo storico dell’ambiguità avente come scenario le città flagellate dalla peste ci è sembrato perfetto per rappresentare il concept di decadenza dei Locus Mortis.

Quali sono le vostre principali fonti d’ispirazione? Che genere di emozioni intendete trasmettere all’ascoltatore con la vostra musica?

RM: Personalmente non voglio trasmettere nulla all’ascoltatore ma esorcizzare ciò che ho dentro. La mia principale fonte di ispirazione quando scrivo i testi, come ho già detto, sono le mie esperienze e le mie visioni del tutto sotto un’ottica che potrei dire “personale”.

MZ: L’ approccio alla musica è soggettivo: ci sono gruppi che vengono definiti “depressivi e oscuri” dai più e che magari a me personalmente divertono, invece altri che sotto un apparente alone di spensieratezza mi trasmettono turbamento o profonda tristezza: questo esempio l’ho fatto per dire che ciascuno ha il proprio modo di percepire e metabolizzare gli ascolti e molto spesso quest’ultimo è influenzato pure dalle nostre vicende personali nella vita di tutti i giorni. Non dovrei essere io a dire ad un ipotetico ascoltatore di provare un determinato sentimento nell’ ascoltare il nostro disco, non vedo la musica in questi termini. Per quanto riguarda l’ispirazione posso semplicemente dire che esperienze di vita e fatti privati mi hanno portato a vedere le cose da un punto di vista personale e come naturale conseguenza di ciò ad esprimermi sotto determinate coordinate musicali in cui mi identifico e che mi gratificano nell’ascolto.

Ho paragonato in sede di recensione il vostro sound, così malato, ma al tempo stesso roccioso e violento, a quello di gruppi come Ondskapt e Deathspell Omega. Vi sentiti vicini a quel tipo di sonorità? Ci sono delle bands che vi hanno influenzato e/o vi influenzano nella composizione della vostra musica?

RM; Anzitutto ti ringrazio perché hai citato due dei gruppi che seguo con maggior entusiasmo oggi. Io personalmente non mi sento vicino a questi gruppi… ma ti posso garantire che per me è un onore esser stato paragonato a due gruppi di tale levatura.

MZ: Gli Ondskapt e i Deathspell Omega sono band che apprezzo tantissimo, soprattutto questi ultimi davvero eccelsi, anche se onestamente non li ho mai interpretati come un’ influenza diretta per i Locus Mortis..Forse se ti riferisci al fatto che questi gruppi usino dei suoni non certo cristallini e facciano della malattia sonora un loro punto di forza allora ti rispondo di si, ma non vedo grossi punti in comune a livello di composizioni.. I gruppi da cui mi sento influenzato sono parecchi, posso citare i primi Handful of Hate di Qliphotic Supremacy (R.I.P.), i Tronus Abyss, tutta la vecchia scuola Scandinava (Ulver, Mayhem, Emperor, Darkthrone etc..), i Summoning, gli Abigor, l’odierna scena Black Metal underground offre tanti spunti interessanti.. La lista potrebbe continuare a lungo, mi viene difficile citare una o due bands in particolare quando le influenze sono molteplici e spesso non esplicitamente riconducibili alla musica dei Locus Mortis.

Ci sarà la possibilità di vedervi dal vivo?

RM: Sinceramente l’idea di suonare dal vivo come fanno molte bands oggi non mi interessa… Penso tuttavia che se avessi la possibilità di suonare dal vivo con delle bands davvero valide accetterei senza problemi… In questo particolare momento abbiamo forse trovato un session per la batteria ed uno per il basso e spero che con questi ragazzi si possa riuscire forse ad organizzare qualcosa… In caso contrario, andremo avanti in due come abbiamo fatto sino ad oggi, e di certo non mi preoccuperò dell’aspetto live che di base non mi attira comunque.

MZ: Viviamo in una terra circondata dalle acque per cui gli spostamenti richiedono sacrifici maggiori rispetto alle altre band della penisola, stiamo valutando i pro e i contro di una data live e quando avremo l’occasione sotto mano si deciderà.. Comunque l’aspetto live non è la nostra priorità sicuramente.

So che a breve uscirà, sempre per Aeternitas Tenebrarum, il primo lavoro degli Urna. Cosa mi dite riguardo a questo vostro ulteriore progetto?

RM: Forse pochi sanno che i Locus Mortis sono nati dopo gli Urna. Gli Urna sono un progetto che mischia il Depressive Black al Black Doom ed all’Elettronica/Ambient. E’ un progetto che prende spunto da molte cose… e che per tematiche si distingue dai LM perché tratta le cose sotto un’ottica molto più curata e seria. Il cantato è in latino in quasi tutto… e la musica ha connotazioni ben diverse. Il prossimo non sarà il primo lavoro ma il secondo per gli Urna. Ciò nonostante hai fatto bene a definirlo “primo” perché effettivamente sarà un piccolo assaggio di ciò che sono realmente gli Urna. Mentre il primo disco degli Urna è nato per registrare dei brani che altrimenti sarebbero andati persi, da questo secondo lavoro, presenteremo effettivamente gli Urna. Il titolo sarà “Mors Imperatrix Mundi” e conterrà un intro un outro ed una cover oltre al brano che darà il titolo al disco.

MZ: Con gli Urna andiamo nella direzione opposta rispetto ai Locus Mortis..I pezzi sono più lenti e “sinistri”, ossessivi quasi, con molte meno parti veloci nei brani e qualche influenza Death abbinata al tempo Doom di cui ne vien fatto largo utilizzo. A tutto ciò si aggiungono degli inserti Dark Ambient utilizzati sia come sottofondo atmosferico nei brani sia come pezzi veri e propri a se stanti staccati da tutto il resto. Presto registreremo il full album vero e proprio, entro il 2005 si spera, in quanto l’imminente “Mors Imperatrix Mundi” fungerà da apri pista al full cd anche se i pezzi sono pressoché ultimati: manca semplicemente fare qualche prova in sala e registrare il tutto.

Come vi rapportate al concetto di morte? Credete nell’esistenza di uno spirito che trascende la dimensione fisica dell’uomo?

RM: Io sono certo che la morte fisica sia solo un passo in avanti per raggiungere un livello di conoscenza superiore. Io credo in molte cose… ma non per questo credo di poter predicare sermoni sullo spiritismo o sul mistero della vita oltre la morte. Per quanto io possa provare una morbosa attrazione da ciò che è morto ed è morte, sia essa fisica o spirituale, non credo di poter essere la persona giusta per parlare di certe cose. Posso dire tuttavia che ogni persona che si interessa di occultismo ed esoterismo, compie un proprio cammino e che, ciò nonostante, non potrà mai parlare di certe cose con la leggerezza con cui troppi bimbi e buffoni si riempiono la bocca. Per questo motivo preferisco tacere piuttosto che esprimermi.

MZ: L’ uomo è sempre stato alla ricerca di un qualcosa che gli permettesse di svelare il cosi detto mistero della morte, c’ è chi si serve della religione, chi della scienza e chi della filosofia o dell’esoterismo. Ognuno sceglie ciascuno di questi percorsi secondo le proprie esigenze interiori oppure sceglie semplicemente di fregarsene e aspettare il momento del decesso senza porsi troppi problemi di sorta e attraversare ciò che è definito vita per come viene.. Per quanto mi riguarda l’idea di un corpo trascendente la materia mi affascina e cerco costantemente di dare una risposta ai miei interrogativi attraverso ogni possibile chiave d’accesso che mi venga fornita.

Vi sentite parte della scena italiana? Pensate che in Italia ci siano delle bands emergenti valide?

RM: Io non mi sento parte dell’attuale scena italiana. Credo che qui in Italia siano poche le persone che meritino rispetto. Benché io segua a grandi linee la scena italiana, non la condivido. Bands emergenti valide… penso non ce ne siano. Ci sono gruppi, che stimo molto, che esistono da anni e che in pochi “conoscono”. Ma a quel punto vorrei sapere cosa intendi tu per “emergenti”… Tu intendi bands che hanno tirato fuori la prima demo da poco oppure bands che hanno tirato fuori il primo lavoro professionale da poco?

MZ: Sicuramente in Italia ci sono band valide che suonano ottimamente.. Non conosco singolarmente tutti i musicisti e le rispettive band di persona per poter giudicare in maniera assoluta anche se l’impressione è che alcuni giochino a fare i “divi” all’ interno delle piccole realtà underground che compongono la cosiddetta “scena”. Non vedono l’ espressione musicale come un fine bensì come un mezzo per raggiungere altri scopi come la vanagloria, onestamente sono dell’ idea che tali soggetti possano fare ciò che gli pare e finché trovano persone che li assecondino nelle loro attività ben venga per loro, a noi non cambia assolutamente nulla. Di certo quando mi chiedono se mi sento rappresentato dalla scena italiana in generale rispondo sinceramente no, anche se a dir il vero solitamente nemmeno mi pongo il problema di far parte di una scena musicale o meno.

Ho notato nei testi e nell’artwork diversi riferimenti al Medioevo, che rappresentate in modo particolarmente lugubre e misterioso. Vi interessate di questo periodo storico e della filosofia di quel tempo?

RM: Diciamo che il misticismo medievale mi ha sempre colpito. Il medioevo ha sempre avuto un aura misteriosa e spettrale. E’ stato forse uno tra i periodi più bui della nostra storia ma anche tra i più affascinanti. Inoltre il medioevo e l’immaginario collettivo che da esso deriva, sono un qualcosa di unico. Diciamo che in un certo qual modo, l’immaginario collettivo medievale, ha contribuito notevolmente a influenzare il mio modo di scrivere i testi per i Locus Mortis.

MZ: La filosofia medievale solitamente veniva usata a difesa del cristianesimo e più o meno lascia il tempo che trova dal mio punto di vista.. Più che altro trovo più interessante la follia, la spiritualità deviata di quei secoli e le scelleratezze che commettevano gli uomini in nome di dio.

Qual è il vostro modo di intendere il black metal?

RM: Io credo che il black metal sia un genere morto… Per me è un modo di esprimere ciò che con altri generi non potrei esprimere. Io penso che questo sia un genere di cui troppi abusano per falsi fini e che ormai questo genere che prima era per pochi… sia oggi diventato un business. Spero solo che per me non sia mai così e che ciò che voglio contemplare con questo mio modo di esprimermi non finisca nel solito crogiuolo per porci.

MZ: Dipende se si cerca una definizione prettamente musicale oppure un qualcosa attinente all’ ideologia.. Per quanto riguarda quest’ ultima vedo il Black Metal come espressione di una certa controcultura, qualcosa che vada sempre e comunque contro ciò che rappresenti il pensiero della collettività a favore del culto e della ricerca individuale attraverso canali alternativi al “mainstream”. Purtroppo non per tutti è così e si denota molta superficialità e infantilismo tra i “blacksters” in generale, gente che trova nel Black Metal solo un mezzo per soddisfare il proprio mediocre istinto di appartenenza ad una seppur ristretta collettività e vede unicamente come sua espressione più interessante la bestemmia detta a voce alta per sentirsi giudicati controcorrente dagli altri. Questa gente ha screditato e coperto l’intero movimento di ridicolo e spesso mi chiedo se davvero possa interessarmi un’etichetta che mi faccia sentire in comune a gente da cui vorrei invece prendere le doverose distanze.

Bene, le domande sono terminate. Lascio a voi concludere questa intervista come meglio credete…

RM: Ti ringrazio per esserti interessato a questo nostro progetto… e spero che ci sarà la possibilità di poter scambiare altre due parole per eventuali prossimi lavori.

MZ: Grazie tante per lo spazio concessoci e l’interessamento. Alla prossima!