Necrodeath – Lacus Mortis

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25-03-2005, Il Tempio – Orio Litta (LO)

Giungo al Tempio di Orio Litta nei pressi di Lodi dopo un pellegrinaggio di oltre un’ora (ma perché le indicazioni su come raggiungere i vari locali che si trovano sui siti dei medesimi sono sempre così incomprensibili?) e, grazie anche alla scarsa affluenza di pubblico (e ti credo, alcuni staranno vagando ancora adesso per le provinciali del lodigiano!), posso tranquillamente fare la conoscenza dei ragazzi dei Necrodeath che dimostrano grande disponibilità e simpatia, in particolare Flegias che mi accoglie con un “Hail Satan!” e ci fa notare che stasera si festeggia la morte di Cristo (ehm…). Blasfemie assortite a parte, la serata si apre con lo show dei discreti LACUS MORTIS, autori di un demo datato 2004 (“Tragedies Behind Us”), che viene proposto quasi per intero con l’aggiunta di altri pezzi, ancora inediti, tra cui la buona “Fire” dall’andamento trasheggiante. Il black metal di questa band esordiente appare per la verità piuttosto scontato ed eccessivamente derivativo: il demo presenta brani di chiara estrazione Darkthrone, registrati peraltro in modo abbastanza approssimativo. Il nuovo materiale sancirà una svolta nel songwriting del gruppo, con l’aggiunta di elementi sinfonici (le tastiere erano presenti in sede live a dare maggior corposità anche al sound delle vecchie composizioni) e soprattutto di una buona dose di melodia. Li aspettiamo al varco. Per ora una resa dal vivo appena sufficiente.

Pochi minuti di attesa ed è la volta degli headliners della serata, i NECRODEATH, un gruppo che, sarà banale dirlo, non necessita di presentazioni. “20 Years Of Noise” è il titolo della raccolta autocelebrativa uscita da poco sul mercato (contenente, oltre ad estratti da tutta la discografia della band, anche il primo, ormai introvabile, demo “The Shining Pentagram”, interamente rimasterizzato per l’occasione) ed è appunto dal lontano 1985 che il combo genovese tortura piacevolmente i nostri padiglioni auricolari a suon di trash black solido e nero come la pece. Vent’anni di sudore, sangue, attitudine da vendere e soprattutto tonnellate d’odio, vent’anni vissuti nel più fiero underground a costruire un sound che, partendo dalle basi offerte da gruppi quali Slayer, Possessed, Venom e Celtic Frost, è stato fatto proprio e rielaborato personalmente fino a divenire a sua volta fonte d’ispirazione per decine di bands, alcune delle quali assai titolate a livello internazionale (Cradle Of Filth, Dimmu Borgir, Arch Enemy, tanto per fare alcuni nomi, hanno in diverse occasioni citato il gruppo nostrano tra le loro principali influenze). Ed il live dei nostri è proprio quello che ci si potrebbe aspettare da loro: diretto e senza fronzoli, una colata di violenza e malignità vomitata senza sosta sull’inerme pubblico. Nessun episodio della loro discografia viene tralasciato. Dal seminale “Into The Macabre” vengono proposte le mitiche “Mater Tenebrarum” e “The Flag Of Inverted Cross”; dal capolavoro “Mater Of All Evil” (a giudizio del sottoscritto il miglior album della carriera di questo gruppo straordinario, un po’ il loro “Reign In Blood”!) i classici “The Creature”, “At The Roots Of Evil” e “Hate And Scorn”, veri e propri inni di battaglia, eseguiti con grande perizia e buona resa sonora. Ed ancora: dal veloce e distruttivo “Black As Pitch” vengono estratte “Red As Blood” e “Church’s Black Book”, due stilettate in pieno volto, ed infine dal più dinamico e cadenzato “Tones Of Hate”, la granitica “Last Tones Of Hate” e la splendida (quasi autoreferenziale, direi) “Perseverance Pays”. Lo show è ulteriormente impreziosito da ben tre cover: la celeberrima “Black Sabbath” (presente anche nel best of, ad omaggiare uno dei gruppi che più di ogni altro ha contribuito a gettare le basi di quello che oggi viene comunemente definito metal) e la doppietta “In League With Satan” – “Countess Bathory” dei Venom, posta in chiusura, a sancire una volta di più una sorta di legame ideale tra l’imprescindibile band britannica ed il quartetto nostrano. In definitiva uno spettacolo all’altezza della fama della band coinvolta, con suoni decisamente buoni anche se non perfetti (l’acustica del locale risulta in effetti un po’ dispersiva) ed una serata da ricordare che si conclude con foto, autografi ed una piacevole chiacchierata con i membri della band.