Gli americani Nightbringer fanno certamente parte di quella particolare frangia del black che ha a che fare con la filosofia occulta e la liturgia oscura, e in questa zona d’ombra i quattro sacerdoti del Colorado ci stanno piuttosto bene, come dimostra l’agio con cui si muovono nella loro crescente (in quantità e qualità) discografia. Giunti con “Ego Dominus Tuus” al traguardo del quarto full length in pochi anni, i Nightbringer riscattano con convinzione e intensità quanto difettano in originalità. Laddove infatti non proprio innovativi nella composizione dei brani, l’esecuzione e il relativo feeling risultano potenti e sufficientemente credibili (“Things Which Are Naught”, “Where Fire Never Dreamt of Man”), soprattutto quando alle strutture più sghembe si associano frangenti diretti e di derivazione old-thrash. Del resto l’imprinting originario del black metal deriva in gran parte proprio da lì, com’è noto, e non c’è niente di meglio di qualche riferimento tradizionale per equilibrare una proposta talvolta incline a sbrodolate strumentali pericolosamente fini a sé stesse (“Lantern Of Eden’s Night”, “The Otherness Of Being”). In conclusione i Nightbringer non faranno nemmeno questa volta la storia o l’innovazione del genere, ma almeno non si limitano a (ri)percorrere pedissequamente i rigidi dettami del recente USBM, ed occupano dunque la loro particolare nicchia stilistica con la sufficiente competenza e convinzione per apparire credibili e coerenti con la propria immagine liturgica.
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