26-3-2005, Officina Estragon – Bologna
A causa di vari inconvenienti arrivo all’Estragon di Bologna giusto in tempo per sentire di sfuggita gli ultimi due pezzi dei SIGMA DRACONIS che, dunque, non sono in grado di giudicare. Il locale, che ha una buona capienza, è comunque ancora mezzo vuoto e andrà riempiendosi durante lo show dei FROSTMOON ECLIPSE.
Il gruppo ligure, già testato in sede live dal sottoscritto in quel di Codevilla, in occasione della calata sul suolo italico dei norvegesi Arcturus, è artefice di un gig piuttosto mediocre, di certo al di sotto delle proprie possibilità. L’impatto scenico (a mio avviso assolutamente da non trascurare in un genere come il black metal) è decisamente insufficiente ma è il gruppo nel suo complesso ad apparire abbastanza demotivato e a suonare con eccessivi distacco e freddezza. Il buon feeling oscuro dei pezzi dell’ultimo “Death Is Coming” (album che ho molto apprezzato soprattutto per alcune soluzioni melodiche accostabili ai primi Dissection) sul quale è in gran parte incentrata la scaletta, va perduto quasi completamente ed il pubblico non appare molto partecipe. Sarà per la prossima volta.
Qualche minuto di attesa e dopo un breve soundcheck ecco salire sul palco gli attesissimi rumeni NEGURA BUNGET in un’inedita formazione a sei elementi con due chitarre, basso, batteria, tastiere e percussioni. Era molta la curiosità di vedere all’opera questi spiriti liberi delle foreste transilvane specie per verificare la resa live dei loro pezzi così intricati ed elaborati, ricchi di sfumature ed anche di parti ambient e devo dire che le aspettative non sono andate affatto deluse a parte qualche problemino tecnico (comunque prontamente risolto) ed un sound a tratti eccessivamente sporco e saturo. I Negura Bunget spaziano in tutto il loro repertorio proponendo pezzi dall’ottimo “Maiastru Sfetnic”, la song numero due (per intero!) dell’incredibile ultimo album “’N Crugu Bradului”, durante la quale il singer fa uso di un’antico strumento tradizionale, una sorta di corno di guerra dal suono assai lugubre e prolungato, oltre a due anticipazioni dal mini cd “Cosmos” di prossima pubblicazione e dall’album “Om” la cui uscita è stata invece posticipata di qualche mese e ad una riuscitissima cover di “I Am The Black Wizard” dei mai troppo compianti Emperor, che ha mandato in visibilio i presenti. I momenti più folk ed atmosferici hanno creato un’aura di magia e quasi di intimità tra band e pubblico, resa ancora più calda dalla voce gentile e calma, in sede di presentazione delle songs, del singer Hupogrammos Disciple’s che ha anche intrattenuto l’audience con un breve discorso sulla spiritualità transilvana, legata agli alberi, alla terra ed al ciclo delle stagioni. I passaggi più violenti non hanno perso un grammo della loro complessità, soprattutto le oscure trame chitarristiche sono state rese ottimamente e sopra le righe sono state le prove del tastierista e del percussionista.
Un’ora abbondante di inni alla natura, toccanti e profondi. Un plauso speciale a questa band che, alla larga dai clamori e dalle facili pubblicità, ha saputo creare nel corso degli anni un proprio stile originale ed inconfondibile. E non sono in molti a poter dire altrettanto.