Common Grave

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2013

“Memories”, demo di debutto per i nostrani Common Grave, benché composto da due sole tracce, colpisce per la varietà delle soluzioni tecniche adottate e per la capacità della band di creare atmosfere differenti, passando con facilità da momenti più tirati ad altri nei quali sono la drammaticità ed il pathos lirico a farla da padroni. A loro la parola dunque…

Salve ragazzi. Inizio con la più classica delle domande: volete brevemente tracciare la storia dei Common Grave per i lettori di Blackmetalistkrieg?

[Luca] Il gruppo è nato nel ’99, quando alcuni di noi avevano appena iniziato a suonare. Eravamo in tre, Luca (voce), Mauro ed Enrico alle chitarre. L’anno successivo si sono aggiunti Andrea (batteria) e Alessio (basso). All’inizio suonavamo brutal death, poi abbiamo cominciato a comporre anche qualche canzone black. Nel 2001 Massimiliano sostituì Enrico alla chitarra. Nel 2002 registrammo un demo che però non fu mai pubblicato perché il risultato non era per nulla soddisfacente. Nel 2003 decidemmo di proseguire la nostra strada suonando solo black metal: da allora abbiamo fatto molti live nel nord-est dell’Italia, suonando anche con band importanti come Handful Of Hate Natron, Ancient e Absentia Lunae. L’anno scorso, infine, abbiamo pubblicato questo promo in attesa del full, anche per “testare” le sonorità e sentire qualche commento dagli ascoltatori. Nel nostro sito www.commongrave.tk sono presenti più informazioni.

L’uscita del vostro primo full lenght é imminente. Volete darci qualche ragguaglio in proposito? Lo stile seguirà quello così particolare e in qualche modo “progressivo” del demo?

[Luca] beh devo premettere che per noi “imminente” ha un significato leggermente diverso dalla norma…diciamo che nel giro di qualche mese dovremmo aver ultimato la preparazione delle canzoni e poi saremo pronti a registrare…ma non voglio sbilanciarmi su un’ipotetica data d’uscita. Purtroppo i nostri tempi sono sempre molto lunghi…è il nostro modo di fare… Si, si può dire che la linea guida sarà quella, ma in molti punti verrà ampliata da altre canzoni, alcune più lente e cadenzate, altre molto più pesanti e cupe…saranno presenti anche molti arpeggi, da sempre parte della nostra musica e che molte volte sono il punto di partenza da dove nasce una nostra canzone… saranno presenti parti violente e altre più riflessive, il tutto sarà sempre comunque intriso di malinconia e tristezza, sentimenti che ci accompagnano in ogni composizione. Testi e musica saranno legati da un concept riguardante il male di vivere.

L’opener e title track della vostra opera prima sembra essere in qualche modo il manifesto della vostra poetica musicale, con i suoi intricati fraseggi chitarristici, i suoi continui cambi di tempo e la sensazione di infinita malinconia che la pervade. Come é nata questa song?

[Luca] Si, in effetti “Memories” è stata scelta anche per quello: al suo interno compaiono molti degli aspetti che ci caratterizzano, è molto varia e intensa e ascoltandola si può capire molto di noi, anche se non tutto, ovviamente… sarà inclusa, ri-registrata, nel full. Penso che questa canzone abbia avuto il travaglio più lungo di tutte… è stata concepita un paio di anni fa e credo che ci sia voluto più di un anno per portarla a compimento, anche a causa della sua lunghezza e varietà… sono state tolte, aggiunte e modificate diverse parti, alcune volte l’abbiamo lasciata “a riposo” in attesa che ci venissero idee buone per proseguire. Io sono molto legato a questa canzone, ciò che canto in essa è forse quanto di più profondo e personale abbia scritto, mi emoziona sempre molto suonarla dal vivo, farmi trasportare dalle note e dalla disperazione di ciò che ci sta dietro…

[Massi] Come ogni composizione, questa canzone nasce dal bisogno di esprimere forti emozioni presenti dentro me, che nascono dalle esperienze di ogni giorno, emozioni intrise di tristezza e dolore. Questa canzone presenta molti tempi veloci, con un’aura molto malinconica per indicare i bei momenti e le situazioni che nascono e scorrono via sempre troppo velocemente ma che lasciano un segno indelebile. Sono presenti anche tempi lenti e cadenzati, con molti arpeggi ad indicare l’angoscia senza speranza di un’emozione che è già passata e non potrà tornare mai più…

“Our Future Is Painted Black”, che dovrebbe apparire su un album successivo al vostro debutto sulla lunga distanza (giusto?), risulta invece più canonica, veloce e furiosa. La vostra anima sembra quasi divisa in due, da un lato cupa tristezza e disperazione, dall’altro violenza e rabbia. Sono queste le opposte sensazioni che intendete trasmettere all’ascoltatore con la vostra musica?

[Luca] Esatto, “Our Future Is Painted Black” non sarà inclusa nel prossimo full, ma probabilmente nel lavoro successivo. Effettivamente rappresenta un po’ un caso a parte, si discosta abbastanza dalle altre e stiamo ancora raccogliendo idee per comporre canzoni da affiancargli. Qualcosa è già pronto ma ci ritorneremo quando sarà ora…L’idea iniziale era quella di creare due album diversi per concept e sonorità nei quali inserire le due songs… per il primo è ormai quasi tutto definito, per il secondo c’è ancora molto tempo e si vedrà…Comunque, le sensazioni che hai elencato credo siano presenti in tutte le nostre composizioni e molte volte si fondono, in misura diversa a seconda della canzone. [Massi] “Our Future Is Painted Black”, con i suoi tempi più veloci e riff più pesanti e rabbiosi indica l’essere umano come una razza in via di estinzione, in quanto autodistruttiva. Ha anche riff molto cupi e lenti a sottolineare la malattia dentro ogni essere umano, mette in risalto tutte le debolezze e insicurezze presenti dentro di esso che sfociano in molteplici malattie mentali che gli impediscono di sopravvivere, collassando fino a non essere più.

Come ho sottolineato in sede di recensione, la vera pecca del vostro demo é, purtroppo, la registrazione decisamente deficitaria, con volumi eccessivamente bassi che finiscono per affossare il suono delle chitarre, vero punto di forza, a mio avviso, del vostro songwriting. Cosa mi dite a riguardo e come pensate di risolvere questo inconveniente?

[Luca] C’è da dire che il promo è stato registrato in un paio di giorni nella nostra sala prove, senza aver avuto tempo di provare molte soluzioni per il suono…doveva solo fungere da test per vedere a cosa dovevamo prestare più attenzione nel registrare, cosa evitare e cosa enfatizzare, in vista del full. Premesso questo, mi sento di dire che il test è riuscito! Non perché il promo non ha difetti, anzi, ma proprio perché siamo riusciti a scovarli e ora ci è molto più chiaro a cosa dobbiamo puntare e quale strada dobbiamo percorrere. Senza di esso saremmo arrivati in studio privi di informazioni importanti e utili. Il full sarà registrato appunto in studio, e ci prenderemo il tempo necessario per curare ogni aspetto. Andrea e Massi ci hanno già registrato con l’altro loro gruppo e i risultati sono stati molto buoni.

Riuscite a rendere dal vivo tutte le sfumature della vostra musica dalle trame così complesse e ricercate?

[Luca] Dal vivo il problema principale di ogni band che suona metal estremo è il suono e di questo penso se ne sia accorto chiunque abbia ascoltato o suonato ad un concerto. Bisogna fare molta attenzione a volumi, distorsioni e altre mille cose e poi la cosa viene ulteriormente complicata dall’acustica del locale e da chi ci lavora…A parte queste ovvietà, le nostre canzoni sono molto lunghe (dai 6 ai 10 minuti) e spesso hanno parti molto particolareggiate, difficili da far risaltare in un live. Per questo credo che i nostri concerti non siano molto leggeri da seguire, ma nonostante tutto la maggior parte di essi sono andati molto bene, e chi ha avuto la pazienza di prestare attenzione ne è rimasto soddisfatto.

Quali sono i temi che affrontate nei vostri testi? Mi pare che siano piuttosto curati e profondi, a differenza di quelli di molti vostri colleghi…

[Luca] Mi sono sempre occupato io dei testi ed è una cosa a cui tengo molto. Mi servono ad esorcizzare ciò che ho dentro e per questo sono molto personali e non mi aspetto che vengano capiti da tutti. Anzi, a dire il vero non voglio affatto che si arrivi alla verità che c’è in fondo. Tuttavia faccio in modo che si possa dare interpretazioni diverse a ciò che scrivo, ognuno completerà ciò che manca con quello che ha dentro…Racconto semplicemente la sofferenza che ho dentro, dolori che ho provato…alcuni scaturiti da un singolo episodio, altri che si sono protratti per lungo tempo. Spesso cerco di spiegare queste sensazioni tramite metafore, forse alcune neppure troppo comprensibili e immediate, ma la cosa importante è che mi emozionino ogni volta che canto e mi facciano rivivere in qualche modo quei momenti…

Vi sentite parte della scena underground italiana? Ci sono gruppi che ammirate in modo particolare? Quali sono invece le band che vi hanno maggiormente influenzato?

[Luca] Non saprei, non abbiamo mai suonato molto distante e siamo appena al primo promo quindi non so quanto siamo conosciuti in Italia. Sarebbe da chiedere a chi ascolta se, secondo loro, possiamo farne parte…Conosciamo molte band del Veneto e nord-est in generale, non abbiamo particolari legami o alleanze con esse ma nemmeno screzi e ognuno va per la propria strada. Ci si incontra ai concerti e a volte si fa qualche data assieme… tutto qui. Personalmente non ascolto molta roba, per motivi di tempo e denaro, e mi dispiace perché spesso qualche caritatevole amico (che ringrazio) mi passa qualcosa e mi rendo conto di ciò che mi sono perso fino a quel momento. Al posto di fare una noiosa e ripetitiva lista di ciò che mi piace citerò solo un album: “In The Nightside Eclipse” degli Emperor, il primo album black metal che ho ascoltato e che nella mia mente resterà sempre l’icona di questo genere. Per le influenze non saprei dire… io non mi sono mai ispirato a dei gruppi in particolare, anche se sicuramente ognuno di noi viene in qualche modo influenzato da ciò che ascolta, anche inconsciamente. Tra l’altro è capitato spesso che abbiamo chiesto a qualche amico a cosa somiglia la nostra musica e a nessuno veniva mai in mente un gruppo preciso…

Ed ora anche a voi tocca la domanda delle domande: come vivete il Black Metal e cosa rappresenta nella vostra vita?

[Luca] Penso che il black metal sia uno dei generi più personali che esista, ognuno ha la sua visione e il suo modo di viverlo, diverso e spesso contrastante con altri mille. Molte volte sento inutili ed infantili discussioni su ciò che è o non è black, troppe seghe mentali a riguardo… che ognuno lo viva come crede, col face-painting o senza, coi boschi o con le lamette, il vecchio o il nuovo, con tutte le pacchianate, le ridicolaggini, le ipocrisie e contraddizioni che ci sono dietro, gli stupidi proclami altisonanti e la purezza a tutti i costi…E’ un genere così vasto che credo possa accontentare tutti… il problema nasce quando viene visto troppo in maniera assoluta e degenera in una specie di “religione”. Quella cosa che tanti convinti “blackster” combattono. Quando ci sono più gossip e chiacchiere che sostanza, quando viene dato più spazio alle leggende che alla ragione… Per me è una valvola di sfogo, è la musica che più mi emoziona e si avvicina a ciò che ho dentro e mi tocca nel profondo. Grazie ad esso posso uscire dal solito mondo e tirare fuori il malessere che ho accumulato, esorcizzandolo. Paradossalmente, il black metal, spesso mi fa stare meglio.

[Massi] Secondo me esiste una grande sofferenza che muove questo mondo, ogni emozione ed esperienza ha sempre come denominatore la tristezza, e il “benessere” è solo un venire meno del dolore. Con il black metal riesco a mettere tutti i miei dolori e le mie sofferenze in musica, e la mia chitarra serve da tramite tra il mio mondo interiore e quello esteriore.

L’intervista é terminata. Lascio a voi concludere come credete…

[Luca] Mi scuso se mi sono dilungato troppo, ringrazio per l’opportunità che ci avete concesso e per le interessanti domande. Chiunque fosse interessato al nostro promo può contattarmi via e-mail su biblebasher@tin.it o visitare il nostro sito e ascoltare i samples su www.commongrave.tk “Fui assaltato da quella musica che mi prese. Mi parve dicesse la mia malattia e i miei dolori…” Italo Svevo, da “La coscienza di Zeno”