Venom + Satyricon

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01-06-2006, Idroscalo Milano (Evento “Gods Of Metal” 2006)

La prima giornata della decima edizione del Gods Of Metal mi offre l’opportunità di spendere qualche parola sulle prestazioni live di due bands di interesse per il nostro sito e da molti attese al varco, le cui ultime uscite discografiche hanno destato più di una perplessità tra gli addetti ai lavori, ovvero Satyricon e Venom.

I SATYRICON salgono sul palco in pieno pomeriggio, sotto un sole cocente che certo non favorisce la fruizione del concerto né concilia con la musica della band norvegese.

La folla è numerosa e accoglie con un boato Satyr e Frost i quali si presentano on stage con face painting d’ordinanza, così come i session che come di consueto li accompagnano dal vivo. L’apertura è affidata a “The Pentagram Burns”, uno degli episodi meglio riusciti dell’ultimo, controverso, “Now, Diabolical”, song cadenzata e pregna di un’atmosfera maligna e sospesa. Dall’ultima fatica in studio verranno proposte anche la title track e “K.I.N.G.”, con un suono decisamente più potente e d’impatto rispetto alla versione presente su disco. La vera pecca dell’ultimo album dei norvegesi consiste infatti, a mio avviso, proprio e solamente nella produzione, troppo leggera ed opaca, la quale, anziché esaltare la carica di alcune songs dal mood decisamente “in your face”, ne limita alquanto la resa sonora. È perfettamente inutile disquisire sull’attitudine del gruppo, sul presunto tradimento della causa e/o sputtanamento dei nostri, così come è del tutto fuori luogo fare un paragone tra “vecchi” e “nuovi” Satyricon, per il semplice fatto che i Satyricon di oggi non suonano più black metal. Cosa suonano? Forse il famoso evil rock di cui tanto ha parlato Fenriz nelle interviste relative all’ultimo Darkthrone. E a questo proposito mi sorge un dubbio: c’è poi così tanta differenza tra l’osannato“The Cult Is Alive” (che è in effetti un grande album) e “Now, Diabolical”? Secondo me non granché, se non che il primo è più smaccatamente punk-Motorhead oriented ed il secondo è maggiormente incline a sonorità rock tout court. Comunque chi se ne frega. Commerciale o no (un occhio di riguardo al mercato c’è ed è innegabile, ma ripeto: chi se ne frega) a me il disco è piaciuto: è semplice e diretto, carico di pathos, i riff mi si sono stampati in testa e questo, nel mare di merda che ci viene propinata di continuo, è già una gran cosa.

Ma torniamo al concerto. Satyr tiene il palco con grande maestria e la giusta dose di arroganza, incita il pubblico con esperienza e la sua inconfondibile voce regge bene per tutta la durata dello show. Dal tanto discusso “Volcano” (non voglio essere noioso, valgono le stesse considerazioni appena fatte a proposito del gemello “Now, Diabolical”) vengono estratte le catchy “Repined Bastard Nation” e “Fuel For Hatred”, con tanto di introduzione sabbathiana. Se è evidente che la band tende a privilegiare i lavori più recenti, i vecchi albums non vengono tuttavia affatto trascurati ed infatti vengono proposte la meravigliosa e magniloquente “Dominions Of Satyricon”, la mia favorita in assoluto, e “Filthgrinder”, vero inno all’odio e all’intolleranza. Chiusura affidata come da copione all’anthem “Mother North”, invocata ed intonata da tutti i presenti. In definitiva si è trattato di una performance assai soddisfacente, sorretta da un audio praticamente perfetto a parte qualche problemino alla chitarra ritmica che andava e veniva. Per quel che mi riguarda, a differenza di altre bands storiche, credo che i Satyricon continueranno ancora per molto ad esercitare su di me intatto il loro fascino oscuro.

I VENOM sono gli headliners della giornata ed hanno la fortuna di esibirsi col favore delle tenebre. Attendevo con particolare curiosità il loro spettacolo che si preannunciava come un vero e proprio evento e a conti fatti devo dire di non essere rimasto per nulla deluso. Dopo una breve intro dal sapore “spaziale”, si parte subito alla grande con l’inno “Black Metal” e sembra davvero che gli anni ottanta tornino magicamente a materializzarsi davanti agli occhi dei presenti in un profluvio di corna, linguacce, borchie, pantaloni di pelle e quant’altro. Cronos a dispetto degli annetti che comincia a portarsi sulle spalle, è in forma smagliante e tiene la scena con la sicurezza propria del consumato animale da palcoscenico, a differenza dei suoi due sfigati compagni d’avventura che appaiono invece abbastanza spaesati (ma dove sono finiti Mantas e Abaddon?), e per tutta la durata dello show si produce in pose plastiche da vero satanasso per la gioia dei fotografi, incitando a dovere il pubblico ed improvvisando anche un “Iiiiitaliaaaaaaaaaaa” con voce da tenore ubriaco stonato. Insomma, pacchiano ed esagerato, esattamente come ci si aspetta da lui. Tra petardi, fuochi d’artificio e fiamme dell’inferno vengono sciorinati tutti i classici immortali della band inglese accanto a qualche song più recente: “Welcome To Hell”, “Countess Bathory”, “Seven Gates Of Hell”, “Bloodlust”, “Warhead”, “Satanarchist”, “The Evil One” e “Die Hard”, eseguita purtroppo in duetto con Phil Anselmo, la cui presenza molesta su questa terra continuo a non comprendere. Il suono è sporco e marcio al punto giusto, in perfetta sintonia con l’attitudine di un gruppo che ha fatto del grezzume sonoro la sua bandiera. Naturalmente l’esecuzione tecnica avrà lasciato a desiderare gli esteti più raffinati, così come la voce di Cronos è quanto di più sgraziato e demoniaco si possa immaginare; ma è giusto così perché questi sono i Venom e questo è il metal estremo delle radici, fatto di sudore, sangue, birra e Satana. Anche i pezzi del tanto bistrattato ultimo album, che non vuole essere nulla più che la fedele prosecuzione del discorso iniziato un quarto di secolo fa dalla band, fanno la loro bella figura accanto alle songs più datate: “Antechrist” e “Metal Black” sono due belle mazzate sui denti, potenti e compatte. Finale pirotecnico con l’oscura “In League With Satan” e la devastante “Witching Hour”. Alla fine andiamo a casa tutti contenti. Lay Down Your Soul To The Gods Rock N Roll!!!!